Si chiama Caulobacter ethensis 2.0 il primo batterio esistente nato non naturalmente ma per effetto di un computer: a crearlo sono stati i ricercatori del Politecnico di Zurigo, che hanno ordinato ad un software di sfornare un genoma che si ispirasse ad un batterio naturale, semplice e innocuo, che vive nell’acqua fresca: il Caulobacter crescentus. I circuiti di silicio, spiega La Repubblica, hanno così generato un elenco di lettere: A, C, G e T. Queste rappresentano il codice del Dna, perfezionato dalla natura in miliardi di anni, che fa corrispondere a ogni gruppo di lettere una serie di proteine. L’uomo ha imparato ad interpretare questo codice da una trentina d’anni e adesso, sebbene con ancora un po’ di approssimazione, sta provando addirittura a scriverlo. Ne è venuto fuori un batterio dal Dna artificiale: i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Pnas. Quali sono i possibili sviluppi futuri di questo settore? I principali obiettivi si traducono nella possibilità di produrre medicine, nuove sostanze chimiche, ripulire l’ambiente e perfino renderlo più profumato: basti pensare che poco tempo fa gli aromi di un fiore estinto (un hibiscus delle Hawaii) sono stati ricreati partendo delle lettere del suo genoma.



NUOVO BATTERIO CREATO AL COMPUTER

Non tutto è andato però come previsto durante l’esperimento dei ricercatori svizzeri che hanno creato il primo batterio artificiale prodotto al computer, a conferma delle difficoltà che una prova del genere richiede. Come riferito da La Repubblica, la sfida degli scienziati era quella di “migliorare” il Caulobacter crescentus, quello cioè da cui si era preso spunto. Così si è deciso di “tagliare” le parti inutili del suo Dna, passando da 4mila a 680 geni. Dei 680 previsti, però, soltanto 580 frammenti del genoma di Zurigo, inseriti in un batterio naturale, hanno dimostrato di funzionare a dovere superando il test. Ma è davvero possibile “migliorare” la natura per l’uomo? Il tentativo di ridurre ad un sesto il Dna del batterio che vive nei laghi e nelle fonti può essere infatti interpretato come un atto di arroganza da parte dell’uomo, che accusa di fatto l’evoluzione di essere scarsamente efficiente. Evidentemente così non è, come si è visto.

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