Un tema fortemente attuale, mentre si avvicina la definizione di linee guida per l’apprendimento delle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) anche attraverso metodologie didattiche innovative.
Un tema dibattuto a Bruxelles negli incontri dell’Osservatorio Europeo di Scientix del 2022 cui ha attivamente partecipato Marina Minoli, nel gruppo Goal Digital STEM.
A lei, già nota ai nostri lettori per le numerose proposte didattiche innovative, abbiamo chiesto una riflessione che metta in luce i pro e i contro di questa ormai irrinunciabile «modalità formativa».
In questi anni l’Osservatorio europeo si è consolidato come luogo di confronto tra esperti internazionali di didattica innovativa, di ricerca educativa e di formazione digitale. Il lavoro si svolge in diverse fasi: presentazioni di ricerche, relazioni di esperienze professionali, condivisione di idee e opinioni ed è finalizzato all’analisi dell’evoluzione, degli obiettivi, delle prospettive, dei benefici formativi e dei limiti della didattica digitale nell’insegnamento-apprendimento delle discipline STEM.
Quali sono le tecnologie digitali utilizzate dagli insegnanti di discipline STEM nelle scuole? Quanto secondo Lei sono efficaci?
Prima del periodo pandemico per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie digitali da parte dei docenti STEM la situazione nella scuola superiore era disomogenea: alcuni insegnanti in poche classi utilizzavano le tecnologie digitali per realizzare in gran parte progetti extracurriculari. Alcuni insegnanti creavano itinerari curricolari digitali e interattivi percependo la necessità di cambiare le strategie didattiche per migliorare il coinvolgimento degli studenti negli apprendimenti. L’uso delle tecnologie digitali era riservato alla consultazione di banche dati e per le partecipazioni a conferenze virtuali al fine di attivare differenti lavori di rielaborazione digitale. La pandemia degli ultimi anni ha rappresentato uno shock a differenti livelli in docenti che, per la prima volta, hanno dovuto utilizzare tablet e computer per organizzare attività didattiche a distanza. Durante la fase di emergenza purtroppo le tecnologie digitali sono state frequentemente utilizzate in modo rigido e passivo: insegnanti STEM impegnati in lezioni di tipo «frontale», o trasmissivo, davanti allo schermo di un computer per molte ore, con indicazioni di lavoro spesso imposte dalla governance delle scuole. Da confronti internazionali emerge invece che le attività di progettazione per la formazione e-learning anche in remoto possano in realtà rappresentare un’opportunità per lavorare in modo flessibile e creativo con lezioni coinvolgenti e con attività digitali sincrone e asincrone. Sono convinta che le azioni didattiche digitali possano essere effettivamente costruttive se sono percepite come necessarie dai docenti che, di conseguenza, integrano differenti metodologie innovative in modo personalizzato e non si limitano a seguire percorsi STEM tracciati da altri. Risulta invece inefficace l’innovazione digitale se è realizzata in modo forzato, pura applicazione di tecnologie informatiche, e non è inserita in un insieme di azioni educative e formative. In altre parole, è una sfida mettere in atto una digitalizzazione formativa che non si risolva in una frammentazione dei contenuti come accade quando è svolta come applicazione esecutiva di procedure e pratiche didattiche.
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Marina Minoli
(Biologa della Federazione Ordine dei Biologi, Fellow e CSciTeach della Royal Society of Biology di Londra. Docente ricercatrice, esperta internazionale di didattica della scienza, innovazione metodologica e comunicazione scientifica.)
© Pubblicato sul n° 84 di Emmeciquadro