La nascita della scienza moderna è stata accompagnata da un intenso dibattito tra scienziati, filosofi e letterati. Di qui l’idea di tre docenti, uno di Italiano e Latino, uno di Storia e Filosofia e uno di Fisica, di un progetto interdisciplinare che ha portato gli studenti di una quarta liceo scientifico a riflettere sui contributi dei più importanti protagonisti della rivoluzione scientifica. L’esito del percorso è la stesura di un dialogo tra tre personaggi che discutono sulla legge di Boyle, imitando le posizioni dei tre protagonisti (Salviati, Sagredo e Simplicio) del dialogo galileiano e utilizzando lo schema della commedia latina di Plauto. L’articolo che presentiamo contiene sia il racconto del percorso svolto, sia il dialogo scritto dagli studenti nella sua forma originale.



 

 

Questo lavoro nasce dall’esigenza di ricomprendere il senso del Liceo Scientifico, in particolare come tentativo di riflettere sui due ambiti, scientifico e umanistico, che tale percorso liceale richiede di approfondire criticamente in egual misura. Nella percezione comune il rapporto tra «scienze naturali» e «scienze dello spirito» è spesso assunto come un dualismo irrisolvibile. Certamente ciascuna disciplina si è costituita nella storia attorno a una propria specificità di problemi, metodi e conoscenze. Tuttavia la relazione tra mondo scientifico e mondo umanistico, se non indagata e riflessa, può essere causa di una proposta didattica fragile e frammentata, in cui le discipline e i docenti comunicano tra loro a fatica e il senso della scuola risulta alla fine essere un insieme di materie per cui l’unità del sapere e della cultura non risulta più essere nemmeno una questione.



Studiare storia della letteratura e storia della filosofia può sembrare una sequenza continua di nomi e titoli, opere che si snodano attraverso la storia e si chiudono nel loro arco di tempo, contenuti in un capitolo, chiuso anche quello, quando il percorso è finito. Ma tutto è presente e continuo, effetto di quello che era e causa di ciò che avviene, parte di un sapere che non è divisibile in materie.

Questo è un buon motivo per lavorare in modo interdisciplinare, collaborare il più possibile tra colleghi, per dimostrare l’unità del sapere e che nulla succede a caso.

Abbiamo scelto di lavorare sulla rivoluzione scientifica del XVII secolo, in particolare sull’opera di Galilei, perché fondamentale nel percorso di quarta liceo e perché richiede l’integrazione di conoscenze diverse.



 

Contributi per l’unità del sapere

 

La prima domanda posta è stata: da dove si parte, per capire una rivoluzione scientifica?

Innanzitutto, ai fini di una giusta impostazione del problema culturale della scienza, si è reso necessario interrogarsi su «che cosa sia una rivoluzione scientifica». A tale scopo è stata proposta agli studenti l’ipotesi del filosofo della scienza Thomas Kuhn che, ne La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962) presenta una visione della storia della scienza come «lotta tra paradigmi», duello tra concezioni della natura e dei metodi di indagine le cui dinamiche e il cui esito sono determinati non solo dai risultati scientifici ma anche dal contesto culturale, filosofico e sociale di riferimento.

In secondo luogo, ci siamo addentrati in quel particolare passaggio culturale e scientifico che avviene tra il 1500 e il 1600. Esso si colloca sulla scia della riflessione del Rinascimento; abbiamo così lavorato sul rapporto uomo-natura, da una concezione estetica e rassicurante (la natura come sfondo, la pace bucolica) e poi neoplatonica, fino alla convinzione di poter studiare e spiegare la natura con un metodo dimostrabile, verificabile.

Nel tempo di un secolo circa, la figura dell’intellettuale muta, le istituzioni stesse della cultura cambiano: si assiste al declino delle università, mentre nascono innumerevoli accademie. La circolazione dei libri tramite stampa favorisce un pubblico non più solo aristocratico e anche il formarsi, ancora in piccolo, di una «pubblica opinione».

Mentre nelle università si era rimasti ancorati al commento dei testi di Aristotele (384 a.C.-322 a.C.) e San Tommaso (1225-1274), da ogni parte si levano voci polemiche contro questo modo di concepire il sapere; gli innovatori sostengono che la scienza non è un sistema di idee compiuto una volta per tutte e legato al principio di autorità. L’esercizio del sapere non è semplice trasmissione di idee codificate dalla tradizione, né disputa sulle sottigliezze lessicali: c’è bisogno di una cultura all’altezza di grandi trasformazioni.

È stata proposta ai ragazzi una veloce lettura di Bernardino Telesio (1509-1588), Tommaso Campanella (1568-1639) e Giordano Bruno (1548-1600), perché nei loro studi c’è la capacità di osservare la natura, dimostrata da tutti gli artisti rinascimentali e anche la capacità di coltivare il dubbio, la continua interrogazione di sé.

 

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Daniela Cervini (Docente di Italiano e Latino), Lorenzo Redaelli (Docente di Storia e Filosofia), Giuseppe Sinatra (Docente di Fisica)

Il progetto è stato svolto nell’anno scolastico 2021-2022 con studenti della classe quarta del Liceo Scientifico delle Scuole “Monsignor E. Manfredini” di Varese.

 

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