Durante l’emergenza da coronavirus, mentre la didattica si svolgeva a distanza, i docenti di scienze hanno raccolto una sfida: era ancora possibile «fare scienza a scuola», ossia usare il metodo che si fonda sull’esperienza diretta dei bambini nell’incontro guidato con la natura? È chiaro che conferenze on line non possono sostituire l’avventura che si svolge in classe ogni giorno, soprattutto alla primaria. Ma, paradossalmente, abbiamo raccolto esempi che testimoniano come anche da lontano, anche all’inizio di un percorso scolastico, è possibile guidare un bambino alla scoperta del mondo. Occorre una impostazione metodologica rigorosa, un linguaggio scientificamente corretto e una grande creatività. I racconti che vi proponiamo, volutamente brevi, sono corredati da link a video e schede realmente utilizzati. Interessante anche il riferimento continuo al libro di testo che ha favorito l’essenzialità della comunicazione e la varietà del lavoro.
Mentre l’anno scolastico 2019-2020 volgeva al termine hanno cominciato a comparire sui quotidiani articoli di commento alle iniziative di didattica a distanza cui ci ha obbligato la crisi da coronavirus.
Un sondaggio dell’Ufficio Scolastico della regione Liguria effettuato nel mese di maggio su duemila studenti in tutte le fasce scolastiche ha rilevato che, per il 42% degli intervistati le lezioni on line non sono interessanti come quelle in presenza mentre l’80% ha sentito la mancanza della scuola.
In diversi ambiti si stanno raccogliendo pareri di esperti e di operatori sul campo per dare una valutazione di quanto avvenuto in questi mesi. Riteniamo che ci vorrà tempo, soprattutto per capire se e quanto gli studenti hanno imparato e a questo dibattito daremo spazio nei prossimi numeri della rivista. Ma, in termini pragmatici, una domanda ci è tornata più volte alla mente: come si possono insegnare in modo virtuale discipline che per loro natura richiedono (forse è più realistico dire richiederebbero) attività sperimentali in laboratorio?
Abbiamo posto questa domanda a insegnanti di diversi livelli di scuola e i loro racconti mostrano che qualcosa è stato possibile, ma i problemi restano aperti.
Iniziamo su questo numero una breve carrellata relativa alla scuola primaria e teniamo nel cassetto, per il mese di settembre, i contributi che ci sono arrivati per la scuola secondaria.
La didattica a distanza alla primaria è un caso molto particolare, perché attraverso dei video si possono comunicare informazioni interessanti, ma è molto difficile ricreare l’avventura di una lezione in classe, in cui hanno molto spazio i dialoghi immediati, i botta e risposta, gli sguardi dell’insegnante, i punti di domanda sulle facce dei bambini.
L’ambito delle scienze sperimentali è essenziale per educare i bambini della primaria a stare di fronte alla realtà naturale, a guardarla, toccarla, descriverla. In altre parole, se nei primi anni di scuola i bambini incontrano il mondo della natura e ripercorrono le azioni della scienza, imparano un metodo importante per impostare, e continuare nel percorso scolastico, l’avventura della conoscenza.
Allora, come si può trasmettere un metodo senza guidare direttamente attività che mettono in gioco le azioni tipiche della scienza come osservare, misurare, confrontare, stabilire relazioni, eccetera?
In più, avendo collaborato alla stesura di un sussidiario di scienze (Alla scoperta del mondo, edizioni Itaca, www.lacetra.it) strutturato proprio attorno alle attività sperimentali come risposta alle domande di conoscenza sugli argomenti, mi sono chiesta se e come poteva essere stato utile anche in questa situazione strana. Il sussidiario pone e illustra domande che nascono dalla vita dei bambini e propone attività di laboratorio per rispondere a esse. È stato possibile utilizzarlo? In che misura il linguaggio e le formulazioni hanno facilitato le sintesi dei contenuti da comprendere e ricordare?
Va sottolineato che il corpo docente ha messo in gioco intelligenza e creatività, ma nelle scienze non basta la fantasia, c’è bisogno anche sempre di correttezza nell’informazione e di precisione nella comunicazione senza le quali non si dà comprensione dei contenuti.
Non vogliamo anticipare giudizi sugli esiti di apprendimento di contenuti e metodi che, forse, si potranno verificare solo negli anni futuri, ma raccontare percorsi possibili.
Una carrellata di racconti, brevi ma significativi, a esemplificare i punti appena evidenziati.
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a cura di Maria Cristina Speciani
(Redazione Emmeciquadro)