I progressi scientifici sulla clonazione possono rappresentare un punto di svolta nello studio delle malattie degli esseri umani. Carlo Alberto Redi, genetista di fama mondiale che nel 1998 clonò il primo topo, sulle pagine di Quotidiano Nazionale parla di cosa significhi in primis clonare un individuo: “La riproduzione geneticamente identica, che in natura si verifica talvolta in modo spontaneo, nel caso dei gemelli monozigoti, quando viene eseguita in laboratorio, il biologo sostituisce il nucleo di un ovulo non fecondato con quello di una cellula del corpo, detta somatica, in modo da ottenere un embrione, che viene impiantato nell’utero di una madre surrogata dove si sviluppa fino alla nascita. Sottolineo che le possibilità di successo sono bassissime: mediamente su 100 cloni impiantati soltanto tre terminano lo sviluppo”.



Parlando dell’esperimento di ReTro, con il primo clone di una scimmia che è riuscito a sopravvivere più di due anni, Redi spiega: “Finora era stato difficile ottenere cloni di scimmia in grado di sopravvivere. I ricercatori cinesi hanno individuato nella placenta il punto debole dell’esperimento”. Il genetista, docente all’Università di Pavia, pensa che l’esperimento condotto in Cina potrebbe avere importanti risvolti in campo medico ad esempio sulla “comprensione dei meccanismi dell’infertilità, la loro risoluzione, lo studio e il trattamento di diverse malattie, tra cui i tumori del sangue, il Parkinson e alcune patologie rare, come quella che affligge i “bambini farfalla””.



Redi: “Scimmia clonata? Modello importantissimo per la medicina”

Nell’esperimento di ReTro “i ricercatori cinesi hanno individuato nella placenta il punto debole dell’esperimento e per questo, dopo aver clonato l’embrione hanno aggiunto un passaggio, coinvolgendo il trofoblasto, tessuto cellulare che serve a nutrire l’embrione, consentendo allo stesso di svilupparsi in una placenta sana. Una metodologia che renderà più semplice replicare i primati in futuro”, spiega il genetista di Carlo Alberto Redi a Quotidiano Nazionale. La clonazione delle scimmie è particolarmente importante perché “i primati rappresentano un modello importantissimo per la biologia e la medicina, fondamentale per perseverare nello studio e nel progresso del trattamento di tanti disturbi”. Secondo Redi “l’evoluzione delle tecniche può contribuire anche alla salvaguardia degli animali in via di estinzione” ma non soltanto.



Infatti la “clonazione sta alla base della medicina rigenerativa, altamente personalizzata: i medici del futuro potrebbero arrivare a sostituire le cellule “malate” con cellule sane, create in laboratorio dal biologo. Purtroppo la legge, vieta di progredire in questo iter per timori di natura bioetica. Credo invece che un dibattito sarebbe a questo punto opportuno, considerate le ricadute benefiche sull’uomo”. La tecnica, spiega lo scienziato, non sarebbe adatta a “clonare un essere umano. I cloni riprodotti in laboratorio non vivono a lungo, spesso presentano anomalie fisiche e problemi di salute”. Inoltre “la legge 40 del 2004 vieta la sperimentazione sugli embrioni umani e la clonazione mediante trasferimento di nucleo o scissione. Chi trasgredisce rischia fino a dieci anni di carcere e l’interdizione dai pubblici uffici”.