«Le scimmie sono molto più tolleranti di noi». Lo stabilisce Frans de Waal, scienziato comportamentale che ha osservato per decenni i primati. Così ha scoperto cosa possiamo imparare da loro sul ruolo degli uomini e delle donne, ed è a dir poco sorprendente. «Ho incontrato molte scimmie che non seguivano i tipici schemi di genere», inizia a raccontare al Süddeutsche Zeitung. Ha osservato scimpanzé e bonobo oltre 40 anni, soprattutto negli zoo. Del resto, sono i primati più strettamente imparentati con noi: condividono il 96,5% del materiale genetico. «Dona, una femmina di scimpanzé si comportava più come un maschio, o scimmie mostravano un comportamento omosessuale. Non ho mai notato che fossero intolleranti nei loro confronti. Dona, ad esempio, era completamente accettata dai maschi e dalle femmine. L’identità sessuale non interessa alle scimmie, così come il colore della pelliccia non è uniforme».



Frans de Waal aveva cominciato a scrivere un libro su uomini e donne e le differenze di sesso nel comportamento, raffrontando ciò con i primati, poi si è soffermato sulla diversità di genere negli scimpanzé. «Non abbiamo ancora dati significativi al riguardo. Stimo che forse il 5-10% degli animali non sia eterosessuale». È pur vero che proiettiamo la nostra visione della società sul mondo animale, in passato infatti non c’erano ricerche su animali omosessuali. Comunque, esistono anche maschi alfa tra le scimmie, quindi non è una figura iconica della scienza superata: «Sì, esistono ancora. Io stesso sono in parte responsabile della diffusione del termine».



LE DIFFERENZE TRA I PRIMATI E GLI ESSERI UMANI

Ma non necessariamente un maschio alfa è un mostro o è aggressivo. «Ho conosciuto maschi alfa che erano molto pacifici e popolari», spiega Frans de Waal al Süddeutsche Zeitung. I bonobo poi hanno una particolarità: risolvono i conflitti con i rapporti sessuali. «Usano il sesso per ridurre l’aggressività, soprattutto le femmine tra di loro, così formano una società molto pacifica. Inoltre, nei bonobo le femmine sono dominanti, anche se sono più piccole, ma lavorano molto bene insieme, si sostengono a vicenda. I maschi non hanno una risposta per questo». Per quanto riguarda gli scimpanzé, invece, ci sono i maschi più grandi che sono leader, ma ci sono anche femmine alfa, «perché, come in tutti i gruppi di primati, esiste una gerarchia maschile e femminile. I sessi non sono molto integrati, la competizione avviene soprattutto all’interno del proprio sesso».



Frans de Waal precisa anche quali sono le principali differenze tra noi esseri umani e i nostri parenti più prossimi: «La differenza più grande è che gli esseri umani vivono in famiglie nucleari. E queste famiglie sono molto stabili. Non sempre le coppie vivono in modo monogamo, ma in tutte le società umane i maschi sono coinvolti nel provvedere alla prole, attraverso la protezione, il cibo o le cure. Negli scimpanzé e nei bonobo, i maschi contribuiscono pochissimo all’allevamento dei piccoli, a meno che la madre non muoia. Poi si prendono cura di loro per diversi anni. Quindi i maschi hanno sicuramente la capacità di prendersi cura della prole». Invece nella ricerca sui primati negli anni lo ha sorpreso di più la diversità di genere che esiste che lo ha fatto riflettere su quella tra gli esseri umani. Infatti, ritiene ci sia «una base biologica per la loro decisione. Non è una scelta, è ciò che sono».