La decisione della Commissione di Garanzia sullo Sciopero in merito allo sciopero del 17 novembre è al centro di un durissimo scontro politico e tra governo e sindacati. Ma la presidente del Garante ribadisce la posizione dell’organismo, cioè che la mobilitazione non ha i requisiti di sciopero generale, è invece intersettoriale e quindi soggetto a normative più stringenti. Paola Bellocchi si dice, dunque, stupita dal clamore suscitato dalla sua commissione. «Ci siamo insediati lo scorso luglio e questa è stata la nostra prima uscita pubblica, anche se abbiamo già fatto altri interventi», dichiara al Corriere della Sera.
Bellocchi ci tiene a precisare che lo sciopero generale di Cgil e Uil non è stato bocciato: «A fine ottobre, noi abbiamo esaminato il documento di proclamazione della protesta e da subito ci è parso che non corrispondesse ad uno sciopero generale, ma fosse uno sciopero solo di alcune categorie, altri si erano già organizzati in ulteriori altre 20 proclamazioni di scioperi generali regionali». Questo vuol dire che non tutto il mondo del lavoro è coinvolto: «Sono state escluse 16 categorie del settore privato. Manca quindi il requisito della generalità». Un dettaglio di non poco conto, perché gli scioperi di settore, sottolinea la professoressa di diritto del lavoro, «hanno una disciplina diversa, più restrittiva rispetto a quella per gli scioperi generali per i quali nel 2003 la Commissione di garanzia definì una delibera con regole più favorevoli proprio per permettere a tutti i lavoratori di esercitare il diritto di sciopero».
“QUESTO SEMBRA UNO SCIOPERO A’ LA CARTE”
Allo sciopero generale, ad esempio, è consentita la concomitanza per far aderire tutte le categorie e una durata di 24 ore, invece per quelli di settore massimo 4 ore per la prima azione, ad esempio per il trasporto pubblico locale. «Così come è stato proclamato sembra uno sciopero à la carte. Ma la Commissione non può accettare questa interpretazione soggettiva, altrimenti avremmo uno sciopero generale ogni giorno. La nostra è una scelta di coerenza, ci siamo collocati nel solco delle decisioni prese già in passato dalla Commissione», chiarisce Paola Bellocchi al Corriere della Sera.
La presidente della Commissione di Garanzia sullo Sciopero si difende dalle accuse di non rispettare un diritto costituzionale, rivendicando la sua formazione sul diritto sindacale, e nega di aver sentito il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. «C’è stata un po’ di strumentalizzazione. Do una data: la nostra decisione è dell’8 novembre, quindi prima delle parole del ministro». A tal proposito, spiega che la decisione del Garante risale all’8 novembre, quindi precede le dichiarazioni di Salvini e succede una istruttoria «accuratissima». Nessuna influenza politica: «Le dinamiche politiche non hanno in alcun modo condizionato la nostra decisione che non è stata né arbitraria né capricciosa».
“ISTRUTTORIA SU SCIOPERI PRIMA DEL FINE SETTIMANA”
Paola Bellocchi al Corriere si sofferma anche sugli scenari, in particolare sui rischi per Cgil e Uil se dovessero andare avanti come promettono. «Generalmente quando i sindacati non si adeguano, noi dobbiamo aprire un procedimento di valutazione per un’eventuale sanzione, ma se interviene la precettazione anche l’apertura del nostro procedimento può ritenersi superflua. L’incontro con le parti sociali lunedì è stato molto cordiale e proficuo, e non è mancato lo spirito di dialogo e confronto, come c’è sempre stato con le parti e e sempre ci sarà». La presidente della Commissione di Garanzia sullo Sciopero assicura che non è partita da loro la richiesta di presentazione: «No, noi abbiamo segnalato l’irregolarità. Ma il ministro può precettare lo sciopero anche senza la nostra segnalazione».
Per quanto riguarda gli scioperi generali, Bellocchi parla di un «momento di sfilacciamento» e di «nodi nel diritto sindacale», oltre che dell’assenza di una legge sulla rappresentatività per la quale «sindacati molto piccoli proclamino scioperi generali con adesioni dello zero virgola». Infine, una considerazione della presidente del Garante sul fatto che gli scioperi vengano proclamati di venerdì: «Ci proponiamo una riflessione anche su questo, perché in effetti la maggior parte delle proteste è prima del fine settimana. Stiamo facendo un’istruttoria per capire meglio come affrontare questo argomento e semmai intervenire».