Visto che i sindacati si dicono sempre campioni di democrazia, prima di organizzare lo sciopero generale per protestare contro la legge di bilancio avrebbero dovuto semplicemente proporre un referendum ai cittadini sul loro consenso o meno a questa iniziativa, adeguandosi al responso della gente, che – quando uno sciopero blocca il Paese – ha spesso comunque solo da perderci.



Perché uno sciopero per rivendicazioni salariali ha (o dovrebbe avere) una controparte, ma in questo caso la controparte è un governo eletto da una maggioranza di elettori che oltretutto non ha un “profitto” da difendere.

Una controparte governativa che per di più non è libera di concedere benefit, perché vincolata da Bruxelles e condizionata da una montagna di debito pubblico maturata proprio quando governavano quelle forze politiche di più diretto appoggio sindacale.



Ma dar la parola ai cittadini-utenti è una fantasia, fantapolitica. Eppure raramente come in questi mesi è apparso chiaro che alcuni sindacati si sono ridotti a stampella politica dell’opposizione, proclamando scioperi prima di tutto per odio politico. Ne è prova il fatto che per esempio quello di venerdì è stato indetto prima ancora che la manovra approdasse in parlamento e perfino del primo contatto tra parti sociali e governo chiamate in audizione a Palazzo Chigi.

Tra l’altro scioperano gli stessi sindacati che sono la principale stampella di un sistema economico assistenziale (e spesso improduttivo) che condiziona la manovra economica, ma che non va cambiato anche perché è proprio il sindacato a non volere che cambi. D’altronde se i pensionati iscritti a CGIL e UIL sono più numerosi dei lavoratori effettivi, quali sono i primi interessi sindacali da proteggere?



E se lo slogan è “lotta all’evasione”, dove e quali sono i bilanci, gli investimenti, le paghe ai dipendenti, le spese generali dei sindacati italiani che dichiarano milioni di iscritti senza però darne mai un rendiconto? Perché è ora di parlarne: nessuno conosce il patrimonio reale dei sindacati italiani, rimasti in un limbo legislativo che invece sarebbe da chiarire, proprio per dare trasparenza a sindacati e patronati in Italia e all’estero (i patronati esteri sono un altro buco nero su cui si dovrebbe finalmente far luce).

Sciopero, dunque. Dimenticando che a far moltiplicare il debito pubblico sono stati proprio quegli stessi sindacati che per decenni hanno gonfiato l’assistenzialismo, invocato prepensionamenti e permettendo a legioni di statali di pensionarsi dopo 14 anni, 6 mesi e un giorno di lavoro (università, gravidanze e servizio militare compreso). Equità sarebbe allora far notare che c’è gente che è andata in pensione poco oltre i 30 anni a danno di chi oggi rischia di non arrivarci mai: qualche sindacato ha mai chiesto la riduzione delle “baby pensioni”? Oppure cos’hanno fatto a livello europeo gli stessi sindacati se viene smantellato il settore automobilistico in nome di discutibili politiche green? O sono forse intervenuti appoggiando la tassazione sugli extra-profitti bancari quando fu proposta?

È demagogia parlarne? Eppure sarebbe interessante sapere il giudizio del pubblico sullo sciopero di venerdì o sugli infiniti scioperi che colpiscono i servizi di base, a danno proprio delle classi sociali più povere che certo non girano in Ferrari ma in tram.

Credo che i sindacati siano sempre più lontani dalla realtà del Paese e se ne sono accorti perfino alcuni di loro, perché non è un caso che si stia allargando la frattura tra CGIL, UIL e una CISL che da tempo sottolinea i suoi distinguo.

Forse è prima di tutto una questione di consapevolezza, come magari scioperare anche per difendere i lavoratori del comparto sicurezza verso i quali i big sindacali sono invece molto tiepidi. Forse perché dovrebbero ammettere di ritrovarsi a fianco in tante manifestazioni troppi violenti alleati “scomodi”? Tranquilli, saranno i soliti “compagni che sbagliano”.

Il diritto di sciopero lo si usi per le cose serie, altrimenti a vincere (come domenica scorsa) è lo sciopero del voto e in democrazia questa non è mai una bella cosa.

Forse bisognerebbe fondare però un nuovo sindacato, quello che tuteli i cittadini non sindacalizzati.

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