SCIOPERO DI PARTE DEI GIORNALISTI RAI: USIGRAI VS “TELEMELONI”, I MOTIVI DELLA PROTESTA

Dopo lo scontro totale tra sindacato Usigrai e l’azienda di Viale Mazzini, viene confermato per l’intera giornata di oggi 6 maggio 2024 lo sciopero dei giornalisti Rai con la conseguenza diretta di una forma ridotta di tg nazionali, regionali e all-news. Alle scelte aziendali, gli stipendi, il presunto mancato ricambio dei lavoratori e le critiche sulla perdita di nomi importanti della tv pubblica, si uniscono le proteste di parte dei giornalisti Rai sulla presunta “connivenza ideologica” con il Governo di Centrodestra, con l’accusa rimasta ormai definita nel termine “Tele Meloni”. A tutto questo, la “goccia” finale che ha fatto traboccare il servizio pubblico è stata la polemica sul monologo “censurato” di Antonio Scurati sul 25 aprile.



Non è bastato l’incontro con l’azienda delle scorse giornate, confermando così lo sciopero dei lavoratori Rai dalle 5.30 di lunedì 6 maggio alle 5.30 di martedì 7: nel rispetto delle regole già fissate dalla Commissione di Garanzia degli scioperi, alla protesta non possono aderire i giornalisti del Giornale Radio Rai impegnati già lo scorso 27 aprile nello sciopero per il prossimo accorpamento di Gr Sport con Rai Sport e di Gr Parlamento con Rai Parlamento. Le motivazioni dello sciopero Rai vengono poi ribadite da un durissimo comunicato di Usigrai e un video-comunicato successivo: «Il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo, l’assenza dal piano industriale di un progetto per l’informazione della Rai, le carenze di organico in tutte le redazioni»; pesano sullo sciopero poi anche il presunto “stop” della Rai ad una selezione pubblica per giornalisti, ma anche la mancata sostituzione delle giornaliste in maternità o anche la disdetta dell’accordo sul premio di risultato, «senza una reale disponibilità alla trattativa, la mancata stabilizzazione dei colleghi precari».



RAI E UNIRAI REPLICANO A USIGRAI: SCONTRO TOTALE SUL SERVIZIO PUBBLICO

Nel videocomunicato è ancora Usigrai ad aggiungere “benzina sul fuoco” della protesta sottolineando come abbia pesato anche il tentativo della Rai di «censurare un monologo sul 25 aprile, salvo poi, in evidente difficoltà, cercare di trasformarla in una questione economica». Secondo il sindacato ampiamente polemico contro la dirigenza Rai rinnovata con l’avvento del Governo Meloni (come avviene per tutti i Governi in quanto la Rai è tv di Stato, ndr), si preferisce perdere più giorni di paga «che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l’autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti».



Piccata la risposta della Rai alle comunicazioni di Usigrai circa lo sciopero dei giornalisti in corso oggi: oltre a ribadire come l’attuale governance stia cercando di trasformare la Rai del servizio pubblico in una moderna Digital Media Company, il settore dell’informazione resta al centro del progetto «sviluppando, nell’ambito del Piano Industriale, un modello in linea con le nuove sfide del giornalismo, che non mette in discussione diritti acquisiti, né posti di lavoro». Alla protesta per la mancata indizione di concorsi pubblici, la Rai risponde che per le nuove assunzioni nel settore giornalisti si rendono prima necessari «processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente di oltre 2000 unità». Pluralismo e libertà di espressione restano al centro della garanzia Rai, conclude la nota dell’azienda che bolla poi lo sciopero Usigrai per motivazioni «ideologiche e politiche» e che «nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori»; secondo la Rai, le motivazioni addette dai giornalisti in protesta sono atte a «promuovere fake news che generano danno d’immagine all’azienda».

La controreplica di Usigrai ha toni ancora più duri del primo comunicato e punta dritto alla già vituperata protesta degli scorsi mesi contro la presunta “Tele Meloni”: «L’azienda replica al videocomunicato sindacale con toni da padroni delle ferriere. Quando non si hanno contenuti, la si butta sull’accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news, un’accusa gravissima nei confronti di tutti i giornalisti e le giornaliste della Rai». Da qualche mese però il settore informazione in Rai non ha più solo un unico sindacato come prima, ma è nato una seconda sigla di rappresentanza sindacale dal nome Unirai che oggi non partecipa allo sciopero e motiva in questi termini le azioni intraprese dai colleghi di Usigrai: «contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa e da alcuni politici da tempo in prima fila per combattere, per assenza di argomenti, un nemico immaginario come il fascismo, Unirai è voce libera e indipendente di giornalisti che non si fanno piegare dalle pressioni o dagli insulti di chi è stato abituato ad occupare la Rai».

TG E PROGRAMMI D’INFORMAZIONE RIDOTTI: COSA PREVEDE LO SCIOPERO GIORNALISTI RAI

Oggi in video dunque vanno in onda i tg in forma ridotta ma comunque con una minima rappresentanza di giornalisti in quanto appunto non tutta la categoria aderisce allo sciopero del 6 maggio 2024: Unirai-Liberi Giornalisti Rai si stacca dalle proteste di Usigrai e insiste sulla necessità di maggiore pluralismo nella tv pubblica, «Chi si sente padrone della Rai deve semplicemente prendere atto che questa è la stagione del pluralismo».

Oggi, conclude la nota di Unirai, «andremo a lavorare insieme ad altri 16 mila dipendenti di questa grande azienda che va rilanciata e non infangata ogni giorno dopo averla lottizzata, in maniera abusiva, per decenni». Tg1, Tg2 e Tg3 vanno comunque in onda con orari e servizi ridotti, mentre il canale all-news di RaiNews24 va in onda da questa mattina con servizi ridotti e già registrati e pochi giornalisti in studio rispetto al normale giro di conduzione.