«Siamo in dittatura, faremo comunque lo sciopero e vedremo chi vincerà»: non si placa l’ira di parte dei portuali di Trieste, come ribadisce il portavoce del Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste, Stefano Puzzer. Anche contro la decisione del garante degli scioperi di rendere illegittimo e da sanzionare ogni possibile blocco che avverrà domani a Trieste come in qualsiasi altra città d’Italia: i portuali si erano detti comunque disposti a discutere dello slittamento dell’obbligo di Green Pass e che avrebbero potuto anche congelare le proteste davanti ad un passo avanti del Governo.



Così però non è avvenuto visto che i sindacati in visita a Palazzo Chigi hanno chiarito quanto segue: «Abbiamo chiesto di rinviare l’applicazione del Green pass almeno fino alla fine di ottobre, ma la risposta è stata negativa. Il governo ritiene che sia uno strumento indispensabile», spiega il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri uscendo dall’incontro con Draghi. Il componente del direttivo del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste Alessandro Volk fa allora sapere che i portuali a questo punto «sciopereranno fino a quando non verrà tolto l’obbligo del Green pass per accedere al lavoro». Il punto non è ormai neanche più il pagamento del tampone per il Green Pass e a chi dovrebbe spettare, ma il tema è alla base contro il certificato obbligatorio per poter lavorare: «Crediamo che qui il governo lanci un chiaro messaggio ‘siamo in dittatura’ e si fa come vogliamo noi. Bene, il Coordinamento lavoratori portuali di Trieste risponde che crediamo nella Costituzione Italiana e quindi siamo convinti di essere in democrazia. Democrazia contro dittatura? La democrazia vincerà», rilanciano i portuali in una nota emersa oggi pomeriggio. Intanto il prefetto di Trieste Valerio Valenti fa sapere in serata, «Sostanzialmente quella di venerdì è una manifestazione presentata come sciopero. Non è stata convalidata dalla commissione di Garanzia, quindi è una manifestazione non autorizzata che impedisce l’accesso dei lavoratori al porto e blocca l’attività. Si configura cioè come interruzione di pubblico servizio, quindi è perseguibile»; precisa infine che per questo reato «non è previsto l’arresto ma una denuncia per gli organizzatori».



SCIOPERO A OLTRANZA CONTRO IL GREEN PASS?

Un maxi sciopero di 5 giorni annunciato che trova la “mannaia” del garante degli scioperi e del Governo, i quali temono la paralisi economica e logistica dell’Italia: con la giornata di domani, venerdì 15 ottobre, si rischia un pericoloso blocco totale del Paese: l’entrata in vigore delle nuove regole sul Green Pass obbligatorio in ogni posto di lavoro ha generato in questi ultimi giorni forti tensioni sociali che potrebbero letteralmente esplodere nelle prossime 72 ore. Le avvisaglie si erano avute con lo sciopero di lunedì scorso, prima ancora con il weekend tremendo di Roma e l’assalto alla Cgil, ma è da diverse settimane che il popolo “No Green Pass” blocca i centri città per manifestare il dissenso alla norma d’obbligo del certificato verde per poter lavorare.



L’ultima goccia dell’immenso vaso di protesta arriva dai porti, con Trieste e Genova pronte al blocco se non vengono rimosse le norme volute dagli ultimi decreti e Dpcm del Governo. Nel vasto porto friulano i portuali non vaccinati sono circa il 45%, in Liguria il 20% e minacciano forte di bloccare l’intera produzione contro le regole del Green Pass: altro fronte però caldissimo è quello degli autotrasportatori, qui gran parte dei quali è straniero e con numeri che si aggirano attorno al 30% di non vaccinati.

GREEN PASS E SCIOPERI, COSA SI RISCHIA DA DOMANI

Se si arriva all’estrema ratio di bloccare porti e trasporti su tir, il rischio paralisi totale in Italia potrebbe davvero essere molto vicino: supermercati, rifornimenti, materie prime, praticamente qualsiasi cosa che deve essere trasporta potrebbe subire rallentamenti con prezzi e conseguenze al momento incalcolabili. L’incubo di un maxi sciopero generale idi 5 giorni fino al 20 ottobre a partire da domani mattina circolata nei vari tam tam dei social, con rischi di effettiva attuazione talmente alti che il garante degli sciopero ieri è intervenuto annunciando il divieto completo di sciopero per i prossimi 5 giorni. La Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha formalmente invitato la Federazione italiana sindacati intercategoriali e la Confederazione sindacati autonomi federati italiani «a revocare lo sciopero proclamato dal 15 al 20 Ottobre dandone comunicazione entro cinque giorni». La medesima Commissione ha poi inviato una nota al Ministro dell’Interno in cui si esprime «particolare preoccupazione in merito agli scioperi per il possibile verificarsi, alla luce del delicato contesto sociale, di gravi comportamenti illeciti». Proprio per cercare di frenare la “marea” di protesta sociale, questa mattina il Premier Mario Draghi ha convocato i leader dei tre sindacati nazionali (Cgil, Cisl, Uil) per trovare assieme una strategia utile per salvare lo “shutdown” del Paese nelle prossime ore. Da Trieste però arrivano segnali tutt’altro che distensivi in merito alla giornata di domani: «Stop ai regali di Natale – grida un manovratore di Trieste, secondo quanto riport Repubblica – e addio ripresa. Il governo ci tratta da bestie e noi bruciamo il potere dei consumi. Con la paralisi italiana di porti e trasporti prima delle feste di fine anno, Europa e Asia finalmente chiederanno a Roma cosa sta combinando». Per Ivano Russo di Confetra, vi è un serio rischio di «paralisi del sistema logistico nazionale», mentre la Fiap (Federazione italiana autotrasportatori professionisti) rimarca tutti gli effetti negativi per la collettività che un blocco totale potrebbe comportare. Nel giro di pochi giorni infatti crisi dei carburanti, supermercati vuoti e blocco delle industrie potrebbero essere – nello scenario peggiore – all’ordine del giorno.