Sciopero degli sceneggiatori a Hollywood, e le serie tv e i film americani sono al momento bloccati. Dalla mezzanotte di oggi, martedì 2 maggio, i lavoratori hanno bloccato i lavori di conseguenza si rischia di mettere in stand by centinata di produzioni. Nel dettaglio, come riferisce il Corriere della Sera, lo sciopero è stato proclamato dagli scrittori di cinema e televisione (la Writers Guild of America – WGA), che conta più di 11mila aderenti. Negli scorsi giorni si sono tenute delle trattative serrate fra gli studios e i produttori di streaming, che non hanno accettato gli adeguamenti salariali e i diritti d’autore richiesti, di conseguenza, non essendo stata trovata l’intesa, si è bloccato tutto.
Secondo quanto scrive l’agenzia di stampa Afp, potrebbero ora interrompersi gli spettacoli notturni, e nel contempo, potrebbero ritardare film e serie tv che sono in uscita entro il 2023. Il consiglio di amministrazione della Writers Guild of America, attraverso un twitter, ha fatto sapere che «agendo in base all’autorità concessagli dai loro membri, hanno votato all’unanimità l’indizione dello sciopero».
SCIOPERO SCENEGGIATORI HOLLYWOOD: IL SONDAGGIO, FAVOREVOLE AL 98 PER CENTO
Prima dell’agitazione è stato infatti indetto un sondaggio online, attraverso cui hanno votato 9.218 iscritti sceneggiatori, pari al 78% del totale, e di questi ben 9.020 hanno detto sì, in favore dello sciopero, quindi il 98 per cento del totale. «Un nuovo record sia per l’affluenza alle urne che per la percentuale di consenso», ha aggiunto sul suo sito la WGA, ricordando che questa «innegabile dimostrazione di unità e determinazione» dà forza al comitato sindacale che contratta con gli Studios.
Si tratta di un evento unico quanto raro, visto che è il primo sciopero da 15 anni a questa parte in quel di Hollywood, di conseguenza un qualcosa che mai era accaduta negli ultimi tempi. A far agitare gli sceneggiatori della WGA, il fatto che il loro stipendio sia il minimo sindacale per la metà degli stessi, ed inoltre, il salario medio è sceso del 23 per cento tenendo conto dell’inflazione.