La sclerosi multipla colpisce più di 2,5 milioni in tutto il mondo: il rischio di ammalarsi, però, è distribuito in modo diseguale a livello globale. In Europa, ad esempio, la malattia si manifesta più frequentemente al Nord che al Sud. I ricercatori ora hanno potrebbero aver trovato una spiegazione per questa anomalia: questa non ha niente a che vedere con le diverse abitudini alimentari o con l’esposizione alla luce e così via. Sarebbe invece dovuta ai movimenti migratori avvenuti in tempi antichi. Il team internazionale guidato dal genetista evoluzionista danese Eske Willerslev dell’Università di Copenaghen e dal bioinformatico William Barrie dell’Università di Cambridge ha analizzato i dati genetici di oltre 1.500 persone del periodo medio e neolitico che vivevano in Europa e nell’area eurasiatica. Come riportato sulla rivista scientifica Nature, la tendenza alla sclerosi multipla è un’eredità dei pastori della steppa pontico-caspica che migrarono verso ovest circa 5.000 anni fa. Questi hanno lasciato le loro tracce genetiche principalmente nel Nord e nel Nord-ovest dell’Europa.
Lo studio fa parte di un ampio progetto di ricerca a cui prendono parte più di 170 scienziati provenienti da diversi Paesi. Oltre allo studio sulla sclerosi multipla, attualmente compaiono su Nature altri tre articoli specialistici del gruppo. Negli ultimi anni gli studiosi hanno costruito un database con materiale genetico antico di quasi 5.000 individui provenienti da Europa e Asia: i genomi provengono principalmente dal Medioevo fino al Mesolitico, iniziato nell’Europa centrale quasi 12.000 anni fa. Secondo Willerslev in futuro i dati dovrebbero essere a disposizione anche di altri ricercatori. Per i primi quattro studi, i ricercatori hanno utilizzato il materiale genetico di inizialmente 1.600 individui e lo hanno confrontato con i dati della Biobank britannica, un database biomedico. In questo modo, hanno ricostruito le basi di ciò che era accaduto agli europei negli ultimi millenni. Hanno poi decodificato l’origine dei geni che rendono le persone suscettibili a determinate malattie. Si sono poi chiesti perché questo materiale genetico patogeno sia riuscito a prevalere nell’evoluzione umana.
Le varianti genetiche legate alla sclerosi multipla proteggevano dai patogeni
Non solo la tendenza alla sclerosi multipla: anche il resto del patrimonio genetico degli europei di oggi sarebbe un prodotto della migrazione. A spiegarlo è stato il ricercatore Willerslev, uno degli autori dello studio pubblicato su Nature. La popolazione europea è geneticamente il prodotto di tre ondate migratorie: circa 45.000 anni fa, cacciatori e raccoglitori della specie Homo sapiens raggiunsero il continente e si mescolarono in parte con gli uomini di Neanderthal che precedentemente vi erano nati. Alcuni di questi geni, che influenzano il colore dei capelli o la forma del naso, sono presenti ancora oggi in molti di loro. Secondo le analisi, le stesse varianti genetiche che i ricercatori associano ad una maggiore propensione alla sclerosi multipla, consentivano anche una migliore protezione contro alcuni agenti patogeni e parassiti.
In tempi in cui molte persone morivano di infezioni durante l’infanzia, e soprattutto tra le persone che vivevano a stretto contatto con i loro animali, una maggiore resistenza a tali germi rappresentava un enorme vantaggio, come spiegato dall’immunologa Astrid Iversen dell’Università di Oxford. Oggi i vantaggi di tali geni sono meno significativi a causa dei progressi della medicina e dell’igiene. Sono invece più presenti gli svantaggi come in questo caso la tendenza alla sclerosi multipla. In futuro, i ricercatori vogliono cercare il background genetico di altre malattie genetiche, come il Parkinson o la schizofrenia, spiega il Süddeutsche Zeitung.