”ECCO LA VERITÀ SULLE DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI”: PARLA ANGELO SCOLA

“Non ho più le forze”: questa la frase centrale riferita da Papa Benedetto XVI il giorno delle sue clamorose dimissioni nel 2013, e da quelle parole il Cardinale Angelo Scola trae spunto per spiegare una volta per tutte le ragioni dietro alla rinuncia che ha cambiato per sempre la storia della Chiesa Cattolica. Intervistato da Michele Brambilla per “Oggi”, l’arcivescovo emerito di Milano – tra l’altro principale “elettore” del Cardinal Ratzinger nel Conclave del 2005 – racconta il ricordo commosso per quello straordinario teologo e uomo di fede a tutto tondo: «ero a Milano quando si dimise. Stavo entrando nella chiesa dedicata alla Madonna di Lourdes perché era l’11 febbraio, l’anniversario dell’apparizione. Sulla porta qualcuno mi disse: Benedetto XVI ha rinunciato. Non me l’aspettavo. Celebrai la messa ma rimasi distratto per tutto il tempo».



Ma sulle motivazioni delle dimissioni non ci sono complotti che tengano, per il Card. Scola la “soluzione” è molto semplice: «credo che sia ora di essere finalmente chiari. Si trattò di una serie di cause complesse, riassunte nella sua frase “non ho più le forze”. Prevalse, in quel momento, la sua umiltà». Pedofilia, scandalo Vatileaks, caos finanziario IOR? Secondo Scola le cause sono tutte presenti e sensate, anche perché Benedetto XVI «era stato in prima fila per combattere la pedofilia con verità e giustizia». Davanti alle polemiche riemerse in questi giorni con le dichiarazioni del segretario particolare di Ratzinger Mons. Georg Gänswein, l’arcivescovo ora in pensione sul suo adorato Lago di Lecco spiega così quanto avvenuto: «Padre Georg è stato un servitore fedele ed encomiabile. Credo, suppongo che l’editore avesse già pensato il lancio del libro con le sue memorie. E così sono uscite frasi che sono state scambiate per un’intervista. Ma ho letto che padre Georg aveva chiesto all’editore di rinviare l’uscita proprio per evitare fraintendimenti».



CARD. SCOLA: “BENEDETTO XVI NON VOLEVA LA NOMINA A PAPA”

Dagli ultimi attimi da Papa “regnante” ai primissimi, il Cardinale Scola ricorda benissimo che Benedetto XVI fosse tutt’altro che entusiasta dell’enorme ruolo designato per lui dallo Spirito Santo nel Conclave di quasi 20 anni fa: «fui un suo grande elettore», spiega ancora il prelato alla rivista “Oggi”, «su quel Conclave si leggono ancora oggi numeri, sulle votazioni, completamente sbagliati. Ratzinger si impose immediatamente come l’unico candidato possibile». Ma era tutt’altro che contento, rivela Scola: «Disse che quando cominciò a capire che gli stava cadendo “una ghigliottina sul collo” fu preso dallo spavento. E dopo l’elezione chiese a tutti noi cardinali di fermarci un’altra notte in Conclave per poter stare ancora tutti insieme per una messa».



L’ex arcivescovo di Milano e Patriarca di Venezia racconta di avere perso un padre con la scomparsa di Ratzinger, dopo averlo conosciuto addirittura nella primavera 1971: «Con Sante Bagnoli fondatore di Jaca Book, Eugenio Corecco vescovo di Lugano e Giuseppe Ruggieri teologo catanese, avevamo pensato di partecipare alla fondazione di una rivista che sarebbe poi stata Communio. Chiedemmo consiglio ad Hans Urs von Balthasar, il grande teologo svizzero, che ci disse di rivolgerci a Joseph Ratzinger». Il ricordo dell’uomo e del Pontefice si uniscono nel giudizio del Cardinal Scola sull’eredità fondamentale che lascia il Papa Emerito Benedetto XVI: «ha lasciato le chiavi fondamentali per affrontare questa fase del cristianesimo», una fase in cui la scristianizzazione è ancora molto presente nella contemporaneità. Come chiarisce Scola, «Il cristianesimo viene sostituito da quello che Augusto Del Noce chiamava il nichilismo gaio. Oggi la molla è la ricerca del piacere: una condizione ridotta della felicità. Si è persa la centralità di Cristo, la possibilità dell’incontro personale con lui. Ratzinger ha detto con grande chiarezza che l’Europa sta perdendo la fede cristiana».