Nella giornata di oggi si fa un gran parlare attorno alla notizia – la trovate con tutti i dettagli del caso in quest’altro nostro articolo – della scomunica da parte della autorità della Chiesa per Monsignor Carlo Maria Viganò accusato del grave (gravissimo) reato di scisma e che incorrerà in una serie di sanzioni disciplinari: tra queste righe cercheremo proprio di capire come funziona l’istituto della scomunica e quali sono le pesanti conseguenze per l’ex nunzio degli Stati Uniti; oltre alle sue possibilità di redenzione. Il punto di partenza non può che essere il peso di questa censura, tra le più gravi per la Chiesa e che colpisce – a vario titolo – chiunque dimostri un atteggiamento contrario e ostile agli insegnamenti della Fede: ad impartirla sono ovviamente le autorità ecclesiastiche, che possono procedere ‘ipso facto‘, oppure – come nel caso di Monsignor Viganò – ‘latae sententiae‘.
Senza scendere troppo nei dettagli del primo percorso (riservato a chi profana l’Eucarestia, aggredisce il Papa, viola i Dieci Comandamenti e si macchia – in generale – di reati ‘formali’); il secondo scatta in automatico per chiunque si macchi di tre reati: il primo è il ricorso all’aborto; il secondo l’affiliazione ad una loggia massonica e il terzo – e tiriamo ancora in causa la scomunica a Monsignor Viganò – riguarda la colpevolezza di apostasia, eresia o scisma da parte di un qualsiasi soggetto battezzato.
Cosa succede dopo la scomunica: tutte le conseguenze e le possibilità di redenzione
L’apostasia – tra i tre reati collegati alla scomunica – è sicuramente il più grave perché riguarda il rifiuto totale della Fede cattolica, mentre l’eresia è la negazione di una delle verità al centro della Fede e lo scisma è il rifiuto di sottomettersi al Sommo Pontefice: in tutti e tre i casi le conseguenze sono identiche e vanno dal divieto di celebrare e ricevere sacramenti, fino alla completa esclusione – che scatta solamente se a ricevere la scomunica è un Chierico – dallo Stato clericale. Similmente, Monsignor Viganò non potrà neppure celebrare messe e culti; ricoprire cariche, ministeri o uffici ecclesiastici o esercitare la sua ‘potestà di giurisdizione‘ (ovvero il mandato concesso da Cristo per guidare i fedeli verso la vita eterna).
Insomma – in altre parole – chi incappa in questa sanzione vene escluso dalla vita ecclesiastica e non può essere più considerato una guida per i suoi fedeli; me la buona notizia – almeno per il già troppe volte citato Monsignor Viganò – è che la scomunica è temporanea. Per rientrare nella grazie di Dio il soggetto scomunicato dovrà dimostrare alle autorità ecclesiastiche di essersi pentito per il reato commesso, avviando un percorso di redenzione che deve – imprescindibilmente – essere accettato dalla Santa Sede.