La corda alla fine si è spezzata. L’incantesimo durato mesi tra i cittadini della Campania e il suo governatore – rieletto con il 70% dei voti solo 4 settimane fa – sembra svanito all’improvviso, come può avvenire solo per un brusco risveglio.

Ieri sera, per la prima volta in Italia, il mondo variegato della vita notturna napoletana ha deciso di reagire, inscenando una protesta di piazza allo scoccare dell’ora del coprifuoco.



Una convocazione informale via social in una delle piazzette del centro storico, accanto all’Università Orientale. Poi circa un migliaio di convenuti hanno iniziato un chiassoso corteo per le vie della città fino al palazzo della Regione a Santa Lucia. Infine lo scontro con le forze dell’ordine, costrette a disperdere i manifestanti con il lancio di lacrimogeni.



Dagli slogan urlati si è subito capito da dove provenivano i rivoltosi. Come è già successo in Irlanda e in Gran Bretagna quando a protestare contro le chiusure anticipate è stato il popolo dei pub, qui la composizione sociale della protesta vede uniti i gestori delle centinaia di baretti che animano la movida cittadina, i giovani della Napoli-bene che amano, dopo una certa ora, mischiarsi con quelli dei quartieri più proletari, la criminalità diffusa riconvertitasi durante l’ultimo decennio all’economia turistica di massa. Sono essi infatti a gestire in maggioranza b&b, bar e locali, rivendite di cianfrusaglie di ogni tipo, e che hanno trasformato quella che una volta si chiamava l’economia del vicolo nella “economia del turista”.



De Magistris ha in questi anni lasciato fare qualsiasi cosa. Aperture in ogni luogo, tavolini per strada, orari infiniti, tolleranza a tutto. Conquistando così il consenso di questi tre pezzi di città, unendoli in una sorta di coalizione, divenuta così la sua base sociale con cui ha governato e dominato ogni aspetto della vita cittadina.

In generale una città è organizzata per chi va al lavoro la mattina, per chi deve raggiungere la scuola, intorno ai servizi essenziali che vanno garantiti a quasi un milione di cittadini. A Napoli non era più così da tempo, il centro dell’economia e della vita urbana sono diventati il divertimento e il tempo libero, soprattutto notturno. Interi quartieri del centro storico sono stati invasi ogni santissimo giorno da migliaia di giovani vocianti che fino all’alba hanno impedito letteralmente il sonno dei poveri abitanti dei condomini circostanti, a cui non è stata data neanche la possibilità di protestare. Non fa nulla che non funzionino i trasporti pubblici durante il giorno, la notte la città è invasa da macchine e moto di ogni tipo e quello che deve funzionare è il parcheggio abusivo. Ma cosa importa se le scuole cadono a pezzi, sono così carini questi giovani che la notte scorrazzano in città sotto gli occhi compiaciuti dei loro genitori. Ad essi si sono uniti negli anni frotte di turisti giunti da ogni angolo del mondo, attratti da questa città notoriamente e totalmente preda del suo spirito edonistico.

Il Covid ha in poche settimane stroncato tutto ciò. Turisti ormai non se ne vedono da un pezzo, l’aeroporto di Napoli dai 10 milioni di passeggeri ora è praticamente chiuso. Sono rimasti i giovani napoletani ad alimentare le notti cittadine. Se è possibile anche con maggiore euforia dopo la fine del lockdown. Grazie ai contributi a pioggia ricevuti nei mesi di chiusura il settore ha retto abbastanza bene la prima ondata, ma della seconda non vuol neanche sentir parlare.

È probabile che sia lo stesso de Magistris a soffiare sul fuoco. È l’ultima carta che gli rimane da giocare, per continuare ad avere voce in capitolo sulla scelta del futuro sindaco. Il popolo della notte (gestori di migliaia di locali, la gioventù bene e nullafacente della borghesia cittadina, la piccola criminalità dei quartieri) guidato dal suo “sindaco” gioca quindi il suo jolly, sperando in un De Luca ormai in evidente difficoltà, in un governo nazionale chiaramente in affanno, in una destra che da anni non capisce più cosa succede in questa città.

In realtà si stanno determinando le condizioni per una risposta d’ordine da parte della maggioranza silenziosa che non ne può più di questa situazione. E se la sinistra democratica (in primis il Pd cittadino, estraneo a de Magistris e ostile anche a De Luca) non sarà in grado di reagire a questo ennesimo strappo si vedrà sopraffatta fatalmente dalla destra. Paradossalmente potrebbe essere proprio la destra a fare la scelta giusta, trovando la disponibilità di un uomo d’ordine, aperto al sociale ma inflessibile sul rispetto della legge e delle regole, con una biografia inattaccabile, in grado di togliere la città dalle mani di questa accozzaglia e cambiare il destino di Napoli da inutile parco giochi a cui oggi è ridotta al ruolo produttivo e civile che le spetta nel Paese.

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