In aula alla Camera durante il Question Time è andato in scena un nuovo “atto” dello scontro tra giudici e il Ministro dell’Interno ancora sul caso Carola Rackete: «Lo sbarco era stato autorizzato per la mattina dopo, per questo è inaccettabile la sporca battaglia politica fatta sulla pelle di 40 persone: una sporca battaglia politica, né più né meno. Sarebbero sbarcati la mattina dopo se la notte non fosse stato commesso un vero e proprio atto di guerra, che spero verrà condannato, perché ci sarà un giudice in questo Paese…». Di contro, Fratoianni e altri membri del Pd si scagliano contro Salvini mentre dal Csm arriva una nuova reprimenda al Ministro per i toni utilizzati sul caso Sea Watch e in generale contro la categoria dei giudici: secondo i togati di Palazzo dei Marescialli, è «necessaria l’esigenza dell’intervento del Csm a tutela dell’indipendenza ed autonomia della giurisdizione». Nel documento, con cui i magistrati di tutti i gruppi chiedono al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica a tutela del gip di Agrigento Alessandra Vella, sono riportate alcune dichiarazioni di esponenti politici e delle istituzioni, con evidente riferimento a Matteo Salvini e alle critiche sulla liberazione di Carola Rackete.
SCONTRO ANM-SALVINI
Il caso Sea Watch e la scarcerazione di Carola Rackete, la ormai arcinota “capitana” della nave salva migranti a Lampedusa, avrà strascichi ancora per molti giorni se non settimane: in particolare lo scontro in atto tra la classe dei magistrati e il Ministro dell’Interno Matteo Salvini è non solo evidente ma assume ormai toni tutt’altro che consueti. Dopo la decisione della Gip Alessandra Vella di scarcerare la Rackete accusata di resistenza a nave da guerra e resistenza a pubblico ufficiale (oltre che indagata per favoreggiamento dell’immigrazione), il leader della Lega ha commentato «è una sentenza vergognosa, che schifo. Vergognarsi di chi permette che in questo Paese arriva il primo delinquente dall’estero e disubbidisce alle leggi, mettendo a rischio la vita dei militari che fanno il lavoro». A corredo delle accuse lanciate contro i giudici, Salvini concludeva «Se qualcuno vuole fare politica si tolga la toga e si candidi con la Sinistra in Parlamento. Questa sentenza è politica e vergognosa, fa male all’Italia». Le dichiarazioni danno il là ad una presa di posizione imponente dell’Anm, il sindacato dei magistrati, negli scorsi giorni travolto dallo scandalo Palamara-Lotti assieme al Csm (con le dimissioni del presidente Grasso e l’elezione di Luca Paniz): «Ancora una volta ha proferito commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e avversione» spiega la nota dei magistrati.
LA DURA REPLICA DI SALVINI AI GIUDICI IN DIRETTA FACEBOOK
Non solo, secondo l’Anm gli attacchi al gip di Agrigento dopo la liberazione di Carola Rackete sono «veri e propri insulti e minacce nei confronti del magistrato»; per il sindacato delle toghe, «Quando un provvedimento risulta sgradito al ministro dell’Interno scatta immediatamente l’accusa al magistrato di fare politica. Appare poi estremamente grave la prospettazione di una riforma della giustizia finalizzata a selezionare i magistrati in modo che assumano esclusivamente decisioni gradite alla maggioranza politica del momento». Non si fa attendere la controreplica di Matteo Salvini che durante una lunga diretta Facebook attacca l’Anm «Io non entro in casa altrui però con quello che stiamo leggendo sulle spartizioni di poltrone e procure a cura di qualche magistrato penso che siano gli ultimi che possano dare lezioni di morale a chiunque. Sentire che Salvini è il problema di questo Paese mi sembra veramente folle».