Siamo a un punto di svolta. Occorre definire il quadro socio-economico in cui muoversi nei prossimi anni. La transizione ecologica e la realizzazione di quanto previsto nel Pnrr, tanto per citare due priorità assolute, hanno bisogno di certezze per fare in modo che ciascuno faccia la sua parte avendo chiari riferimenti per la propria azione.
È in questa prospettiva che va analizzato l’incontro tra sindacati e Governo di ieri. Non si tratta di un tira e molla. Il tema delle pensioni fa parte a tutto tondo della questione delle riforme richieste e necessarie al Pnrr. Non possiamo addolorarci per la morte sul lavoro di un operaio di 70 anni e non risolvere i problemi che stanno dietro a tragedie come queste.
La riforma Fornero ha realizzato importanti risparmi così come Quota 100 perché non utilizzata interamente. Questi risparmi devono essere reinvestiti per cambiare il sistema pensionistico, introducendo elementi di equità, flessibilità e sostenibilità.
Per questo è importante, così come proponiamo, lasciare alle persone la libertà di andare in pensione con i 62 anni o con 41 di contributi a prescindere dall’età. Sapendo che non tutti i lavori sono uguali p necessario pertanto introdurre anche elementi di flessibilità in uscita dal lavoro come fatto con l’ Ape sociale dove è necessario aumentare il numero (attualmente 15) dei lavori gravosi, perché non tutti i lavori sono uguali e non si può lavorare a 70 anni in un cantiere edile. Serve inoltre riconoscere alle donne, oltre l’Opzione donna, anche un anno di contributi in più per ogni figlio e garantire ai giovani, ai quali viene applicato il sistema contributivo e che hanno lavori discontinui, una pensione di garanzia.
Nell’incontro di ieri, però, sul tema delle pensioni non si è raggiunta una convergenza per la mancanza delle risorse che sarebbero necessarie. Sembra esserci la disponibilità a prorogare l’Ape sociale per un solo anno, così come l’Opzione donna.
Partiamo però da una “ovvia” considerazione: anche le problematiche inerenti le pensioni e gli ammortizzatori sociali si risolvono se il sistema riuscirà a creare lavoro di qualità. La Cisl da anni chiede che si implementino politiche attive del lavoro. Tutti ne hanno bisogno. I giovani, come gli adulti, le donne e gli uomini, le fasce svantaggiate e i laureati. Finora il Governo si è limitato a un dialogo di prammatica. Occorre fare di più.
Se l’occasione del Pnrr è imperdibile non possiamo eludere i molti problemi che attanagliano il sistema Paese. La crisi climatica, la transizione ecologica e quella digitale, la fuoriuscita da una pandemia che sembra non finire mai, in Italia e nel mondo, si potranno affrontare solo con uno sforzo comune e condiviso delle grandi organizzazioni del sociale, che a loro volta saranno in grado di coinvolgere le singole persone.
La Cisl non chiede solamente una riforma pensionistica equa e che guardi al futuro, ma propone di alzare lo sguardo insieme, pensando all’Italia dei prossimi 20-30 anni, che è la prospettiva anche del Green Deal europeo.
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