Lo scontro interno alla maggioranza sul limite dei due mandati? La questione “è tutta e solo politica”, spiega al Sussidiario Roberto Formigoni, quattro volte presidente di Regione Lombardia.

Gli elettori l’hanno eletta per quattro volte. Si fa presto, ammetterà, a dire che è una questione politica.

Intendo dire che non è probabilmente risolvibile in punta di diritto. Non c’è né il diritto a poter essere votati due volte ma non tre: vorrebbe dire che è vietato, in linea di principio, essere eletti.



E allora?

Deve pensarci il legislatore, sulla base di una valutazione di opportunità. Il presidente degli Stati Uniti non può essere eletto per più di due mandati, in Italia il presidente del Consiglio non ha limiti di mandato, è vero, ma è altrettanto vero che può rimanere in carica un mese come tutta la legislatura. Di conseguenza, quando Zaia dice che il capo del governo non ha limite di mandato, dice solo una mezza verità.



Prendiamo il presidente di regione.

Il problema si è posto quando è stata introdotta l’elezione diretta. Si è stabilito che il governatore rimane in carica cinque anni, a meno che non sia lui a dimettersi o che non venga dimissionato dal suo consiglio regionale. E che due mandati sono sufficienti.

Ma perché limitarli a due?

È una soluzione empirica. In teoria una ragione c’è: impedire che una persona abbia troppo potere per un tempo troppo lungo. È una soluzione a metà, lo riconosco: se un governatore ha governato bene, perché non dovrebbe potersi ricandidare?

Come si risolve il problema? 



Una soluzione c’è: rendiamo obbligatorie le primarie. Prima di andare al voto, in cui una coalizione appoggia quel candidato perché possa essere rieletto due, tre, quattro volte, si renda obbligatorio un confronto, all’interno della stessa coalizione, tra coloro che vogliono presentare la loro candidatura.

E se le primarie danno il vincitore…

Quel candidato correrà e potrà ambire ad essere rieletto due, tre, quattro volte. Senza limite di mandato. Ovviamente servono primarie vere, serie, aperte solo agli elettori dello schieramento.

Dunque lei non dà torto a coloro che si oppongono al limite.

No, come potrei? Li comprendo bene. Se gli elettori vogliono confermarti, perché impedirlo? È la massima espressione della democrazia nel suo funzionamento.

Perché siamo arrivati a questo punto?

Questa è la vera domanda. Oggi si discute di terzo mandato perché è avvenuta una rivoluzione nello spostamento dei voti all’interno dei partiti politici. E FdI, che ha vinto le ultime politiche, è sotto-rappresentato nelle presidenze di Regione al Nord e quindi non accetta di cambiare la legge che stabilisce il limite dei due mandati.

Non è un problema solo interno al centrodestra. La Lega difende il terzo mandato perché vuole che Zaia possa candidarsi, ma a sinistra c’è subbuglio.

Sì, perché la Schlein non vuole che De Luca possa candidarsi ancora: è un suo avversario politico e non passa giorno che non attacchi la segretaria. Ovviamente Schlein non vuole concedergli il vantaggio di usare contro di lei il suo potere in campagna elettorale e nel partito.

Almeno una trentina di sindaci Pd chiedono ai parlamentari il superamento del limite dei due mandati, introdotto nel 1993 e legato – scrivono – ad una “fase storica caratterizzata da una forte animosità nei confronti del ceto politico e dai timori per le possibili controindicazioni legate all’elemento fortemente innovativo rappresentato dall’elezione diretta”.

È vero. Comprendo bene le loro ragioni, sono le stesse dei leghisti: se la gente ci vota, abbiamo il diritto di esserci, cioè di poter essere eletti. Ma confermo la mia opinione: al momento non è questione risolvibile in punto di diritto.

Lei ammette che un governatore uscente è favorito?

Sì, se ha governato discretamente bene, è favorito su qualunque altro concorrente. Anche di chi teoricamente potrebbe governare meglio di lui. Torniamo allo stesso punto. E anche, se mi permette, alla mia soluzione: mettiamo gli elettori di una coalizione in condizione di scegliere, tra due candidati della stessa coalizione, quello di cui si fidano di più.

Lo scontro troverà una composizione?

Ne dubito, proprio perché la questione è essenzialmente politica. FdI dice: perché abbiamo il 30% al Nord e non contiamo quanto dovremmo? Il Piemonte è di Forza Italia, la Lombardia della Lega, noi vogliamo il Veneto… Mentre nel Pd chi guida il partito vuole che De Luca rientri nei ranghi.

La sua previsione?

Nel Pd prevarrà la posizione di Schlein, e nella maggioranza quella della Meloni, perché ha più peso, visto che a FdI si aggiunge FI. Questi rapporti di forze faranno sì che l’abolizione al limite dei due mandati non passi.

Lei cosa farebbe?

Quello che farei, gliel’ho detto. Non c’è un diritto a dire sì o no al terzo mandato. È questione da valutare politicamente, e il peso dei partiti, lo si voglia o no, ha l’ultima parola.

(Federico Ferraù)

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