Sono state scoperte diverse varianti di SARS-CoV-2 in un individuo immunosoppresso. Lo ha rivelato un articolo pubblicato su Nature, che ha riportato i dati della ricerca eseguita dal gruppo di ricercatori guidati da Ravindra Gupta del Cambridge Institute of Therapy Immunology & Infectious Disease, Cambridge (UK). Il paziente, di circa 70 anni, aveva da poco tempo ricevuto una chemioterapia per via di un linfoma. Poco dopo aveva contratto il Covid. Durante l’estate scorsa ha subito un ricovero in ospedale durato 101 giorni, nel corso del quale è stato trattato infruttuosamente anche attraverso una terapia al plasma. Successivamente, le analisi effettuate sull’uomo hanno rivelato che la variante dominante includeva una delezione presente nella variante B.1.1.7 SARS-CoV-2 scoperta nel Regno Unito. In sostanza, l’ipotesi degli scienziati è che l’evoluzione di SARS-CoV-2 si verifichi in individui immunosoppressi nel caso di una replicazione virale prolungata. I ricercatori, tuttavia, hanno osservato che questo è “un singolo caso di studio e pertanto è possibile trarre conclusioni limitate sulla generalizzabilità dei risultati. Tuttavia, i risultati potrebbero giustificare cautela nell’uso del plasma convalescente per trattare le infezioni da SARS-CoV-2 in pazienti immunosoppressi”.



VARIANTE SARS-CoV-2, SI VERIFICA IN CASO DI REPLICAZIONE VIRALE PROLUNGATA

Durante il trattamento del paziente immunosoppresso, durato un periodo di tempo decisamente lungo, cioè più di 101 giorni, i ricercatori hanno raccolto campioni del virus in 23 occasioni. Dalle analisi sono riusciti a scoprire che tra i giorni 66 e 82, dopo la somministrazione dei primi due cicli di plasma convalescente, era avvenuto un cambiamento nella popolazione virale. La ricerca è ancora in una frase primordiale, tuttavia l’impressione degli autori è che il ripetuto aumento della frequenza della popolazione virale dopo la terapia al plasma potrebbe essere una conseguenza del fatto che le mutazioni conferiscono un vantaggio selettivo. Tuttavia, aggiungono, l’emergere della variante non è stata la ragione principale del fallimento della terapia di cura.

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