La scoperta di nuovi fossili di insetto mette in discussione molte delle certezze dei paleontologi. Fino a questo momento, i più antichi insetti ricoperti di polline mai scoperti erano risalenti a 120 milioni di anni fa. Ora, i sedimenti lungo la riva del fiume Sylva, che attraversa gli Urali, hanno svelato l’esistenza di insetti impollinatori ben più antichi, con un’età stimata di 280 milioni di anni. Conosciuti come tillyardembiidi, questi insetti fossilizzati sono stati rinvenuti nei pressi del villaggio di Chekarda in Russia. L’analisi al microscopio fluorescente ha svelato ammassi di polline sulla testa, sul corpo e sulle zampe. Polline proveniente da una particolare tipologia di piante dette gimnosperme, che si sono evolute tra i 250 milioni e i 150 milioni di anni fa, diventando comuni circa 100 milioni di anni fa, quando l’aumento degli impollinatori ha contribuito a trasformare la biodiversità della Terra.



Questa strabiliante scoperta è stata annunciata da un team di Russia e Polonia su Biology Letters e getta luce sull’evoluzione primordiale degli impollinatori, forse molto più antichi di quanto i biologi avesse mai sospettato. Come emerge nello studio, i tillyardembiidi erano molto esigenti e specializzati in una gamma ristretta di piante ospiti. Il loro ruolo però resta ancora oscuro.



Insetti impollinatori, come sono nati e come si sono evoluti: lo studio

Fossili di insetti ricoperti di polline scoperti in Russia, ora i paleontologi indagano per capire se i tillyardembiidi fossero effettivamente degli impollinatori. Come emerge nello studio, queste creature erano dotate di ali e quindi possedevano una struttura potenzialmente molto efficace per impollinare. La presenza di polline sui loro corpi, però, potrebbe anche essere frutto della loro abitudine di nutrirsi di polline senza che le piante ne traessero beneficio. A oggi resta quindi impossibile stabilire se gli insetti impollinatori si siano evoluti insieme alle gimnosperme.



Secondo Charles Wellman, professore di paleobiologia presso l’Università di Sheffield interpellato dal Guardian, “questa nuova scoperta fossile suggerisce che gli insetti abbiano iniziato a rubare il polline delle piante per mangiarlo milioni di anni prima che il processo di impollinazione si evolvesse. Tuttavia, questo processo alla fine si è trasformato in un’associazione di mutuo beneficio, poiché le piante hanno sviluppato meccanismi per garantire che i ladri se ne andassero con il polline attaccato ai loro corpi, fertilizzando le piante vicine mentre erano intenti a nutrirsi”.