Molti studi, anche recenti, si stanno concentrando sulla ricerca di nuovi batteri ed organismi che riescono a smaltire la plastica. Fino ad ora sono state scoperte numerose specie che sono in grado di digerire materiali non organici, ma la loro azione digestiva avviene solo a temperature superiori ai 30 gradi. Ora un team di scienziati in Svizzera ha osservato diversi tipi di microbi in grado di mangiare la plastica, comprese materie composte, anche a basse temperature. La digestione avverrebbe infatti a partire dai 15 gradi, e questo rappresenta una rivoluzione in questo campo.



Perchè come sostengono gli autori, il loro utilizzo potrebbe essere fondamentale in luoghi dove c’è grande accumulo di spazzatura inorganica ma nei quali ci sono climi freddi, come ad esempio nell’Artico. Inoltre potrebbero essere impiegati in ambito industriale, in catene di produzione che non possono altrimenti riscaldare l’ambiente per favorire l’azione digestiva di altri tipi di batteri, anche per arrivare ad alte temperature ci sarebbe bisogno di più energia e quindi anche di più emissioni di gas nocivi nell’ambiente, il che potrebbe praticamente azzerare l’azione ecologica dello smaltimento dei rifiuti plastici. i



I nuovi microbi mangia plastica scoperti in Groenlandia

Gli scienziati dell’Istituto Federale Svizzero, da tempo erano impegnati a condurre ricerche su microorgansmi, non solo batteri, ma anche funghi, in grado di smaltire la plastica digerendola. Ora le loro scoperte sono state pubblicate sulla rivista Frontiers Microbiology, dopo anni di osservazioni, sono giunti alla conclusione che alcuni tipi di funghi in combinazione con determinati ceppi batterici, riescono a degradare materiali plastici anche a basse temperature. Questo è stato sperimentato sul campo, prelevando campioni direttamente da alcune zone della Groenlandia e delle Isole Svalbard.



L’azione digestiva di questi microbi inizia anche sotto i 15 gradi, e una tra le più importanti novità è che alcuni ceppi sono in grado di smaltire anche acido propilattico e poliestere. Uno dei principali scienziati che ha partecipato al progetto, Joel Ruthi, ha detto al quotidiano The Guardian che “è soprendente che questi organismi siano riusciti a degradare almeno una delle plastiche, i microbi riescono a digerire questi materiali perchè assomigliano ad alcune strutture presenti nelle cellule vegetali“.