L’Europa sbaglia in tema di agricoltura: favorisce Cina e multinazionali, rischiando di far mangiare soprattutto prodotti esteri, con meno controlli e più chimica. Ne è convinto Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, secondo cui bisogna tenere insieme produzioni agricole e agroalimentari eccellenti in un’unica rappresentanza. «Siamo in una fase critica, se riusciamo a resistere per due o tre mesi a questa deriva ideologica alcuni pericoli li scongiuriamo proponendo le nostre soluzioni. Per esempio l’agricoltura di precisione e la difesa della qualità e della ruralità», dichiara a La Verità. Reduce da un vertice col Commissario europeo all’agricoltura Janusz Wojciechowski, non risparmia critiche: «Siamo costretti a fare i pendolari con Bruxelles perché da questa Commissione non sai mai cosa aspettarti».



Nel mirino finisce anche il vicepresidente Frans Timmermans: «Pare animato da una volontà liquidatoria dell’agricoltura. Ora con la presidenza svedese vuole almeno il suo traguardo minimo: assimilare le piccole stalle alle grandi industrie per il pagamento e i livelli di emissione di Co2. È la fine della zootecnia». Scordamaglia nell’intervista denuncia la volontà di abbattere i fitofarmaci fino all’80%, senza per tener conto di uno studio di impatto. A ciò si aggiunge il fatto che la Commissione non ha tempo sufficiente, quindi «vuole in tutti i modi forzare la mano sul green anche se le misure non stanno in piedi».



“CINA VUOLE PRODURRE SENZA VINCOLI…”

Questo vale anche per il packaging. «L’Italia è leader nella plastica riciclata. Ma loro hanno scelto il riuso. Obbligano per esempio chi fa street food a ritirare i contenitori, lavarli, usarli di nuovo anche a rischio di patologie e con sprechi enormi», spiega Luigi Scordamaglia a La Verità. Italia ancora una volta penalizzata, dunque, eppure riesce ad ottenere risultati eccellenti nell’export anche se non c’è tutela ai nostri prodotti. «Potremmo crescere del 20% all’anno arrivando a 120 miliardi di export. Il nostro è un modello virtuoso che per loro deve essere fermato in ogni modo». Il nostro Paese può contare su agricoltura di precisione e abilità dei produttori, grazie a cui riesce ad avere impatti più bassi e valorizzare al meglio le risorse. Questo «è pericoloso per chi come la Cina vuole produrre senza vincoli e per le multinazionali che vogliono omologare con i sintetici». Per Scordamaglia l’esempio è ciò che sta accadendo in Africa: «O “rubano” la terra come i cinesi o li vogliono nutrire con i cibi chimici. Se passa il modello italiano per loro è finita».



Per il consigliere delegato di Filiera Italia c’è una volontà precisa, perché finora non c’erano mai state «proposte legislative mirate a smantellare la produzione agroalimentare europea e in particolare la zootecnia che significa anche latte e formaggi». Nel frattempo, vengono proposte carne sintetica, grilli e proteine alternative. «Delle due l’una: o sono poco attenti, o sono in mala fede». Visto che è in corso «una crisi gravissima», bisogna insistere sul fondo di sovranità europea per Scordamaglia. «Bisogna produrre di più e meglio; il modello virtuoso c’è: quello italiano. Al contrario il rischio è che in Europa passi il concetto che si possono delocalizzare le produzioni per risultare virtuosi». All’orizzonte c’è, dunque, una fase di insicurezza alimentare: «Ci sono 120 giorni di stock alimentari complessivi, di questi 100 sono già allocati in Cina».