Scordamaglia e il futuro dell’energia italiana
Recentemente sulle pagine del Foglio è stato intervistato Luigi Scordamaglia, presidente di Filiera Italia, ovvero l’accordo tra agricoltori made in Italy e industria, che ha parlato del nodo energetico. La più grande crisi dell’ultimo anno, infatti, ha messo l’Italia e parecchi altri stati europei alle strette per trovare fornitori energetici diversi dalla Russia, i cui costi sul mercato sono esorbitati dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e la conseguente imposizione di sanzioni sullo zar.
Secondo Scordamaglia “in Italia abbiano una serie di problemi a cui la produzione agricola potrebbe dare una risposta, con i biocarburanti in particolare”. Il punto è sempre quello, in Italia le risorse non mancano, ma per una ragione o un’altra non vengono usate e questo vale anche, e forse soprattutto per il biogas. “Il primo è che con la crisi del gas paghiamo lo scotto di non essere indipendenti e legati alle forniture dall’estero. Il secondo è che ci siamo impegnati a ridurre la C02. Il terzo è che vogliamo un processo agroalimentare sostenibile e integrato“, spiega Scordamaglia, “il biogas e il biometano sono una soluzione per tutti e tre”.
Cos’è il biogas e perché è importante
A spiegare il funzionamento e i vantaggi del biogas è lo stesso Scordamaglia. “I residui di lavorazione agricola e zootecnica e reflui possono finire in un impianto che, senza consumare energia, li trasforma in gas per uso termico e di mobilità“. Ma dietro all’uso di questo, forse prezioso, liquido ci sarebbero almeno tre problemi, di cui il primo è sicuramente “l’ignoranza e il pregiudizio che generano opposizione preconcetta”.
“L’impianto di biodigestione trasforma in gas lo scarto alimentare e quello che rimane è il biodigestato”, spiega ancora Scordamaglia, “il concime più formidabile. Noi importiamo fertilizzanti dalla Russia al costo di 1.100 euro a tonnellata, il doppio di un anno fa”, mentre “l’impianto di biogas è gratis”. “I rifiuti alimentari sono vera economia circolare e costituiscono ricchezza”, portando anche la popolazione, potenzialmente, a pagare il carburante la metà. Oltre all’ignoranza, però, secondo Scordamaglia ci sarebbero altri due problemi: “le sovrintendenze ci si mettono di traverso (..) e la burocrazia. Perché il biometano può finire in rete e nelle case. Se non accade ancora è perché c’è chi lo blocca o lo rallenta”.