Oggi sbarca in Cdm la richiesta del Governo Draghi per un nuovo scostamento di bilancio da circa 40 miliardi di euro: secondo le anticipazioni (il Consiglio dei Ministri è convocato per le ore 11.30) la relazione che sarà poi inviata al Parlamento per il necessario voto finale vedrà circa 40 miliardi di extra-deficit così suddivisi. 35 per sostegno diretto all’economia nel prossimo Decreto Sostegni Bis: di cui 20 per i ristori utili a finanziare le imprese e categorie maggiormente colpite dai lockdown e dalle zone rosse, 15 mld invece per le altre misure previste dal MEF come ulteriore sostegno diretto all’economia. Si tratta in particolare di riduzione dei costi fissi (sgravi su bollette e affitti), rifinanziato il credito d’imposta per le locazioni, congelamento del canone Rai per i locali commerciali ma anche taglio Imu per beni strumentali e nuovo rinvio di Tosap e Cosap (per i ristoratori).



La formula dei nuovi ristori vedrà una novità importante rispetto al primo Decreto Sostegni: i 20 miliardi individuati dal Governo saranno destinati per 2 mensilità e non più una tantum come nel precedente provvedimento. Capitolo corposo dello scostamento, oltre ai ristori anche la liquidità alle imprese e la proroga delle moratorie sui prestiti e sulle garanzie pubbliche per cui è in corso il confronto con la Commissione europea. Come riporta l’Agenzia ANSA, l’idea del Governo quella di mantenere l’attuale meccanismo “veloce” di erogazione dei contributi grazie alla piattaforma Agenzia delle Entrate – Sogei, ma si starebbe valutando come “pesare” i nuovi sostegni per vedere se si riesce a mirarli meglio verso le attività più colpite.



IL FONDO “COMPLEMENTARE” AL RECOVERY: COME FUNZIONA

Dei 40 totali che saranno finanziati – secondo le stime pre-Cdm – con lo scostamento di bilancio, il Governo Draghi destinerà gli ultimi 5 ad un nuovo Fondo “complementare” al Recovery Plan nazionale. Si tratta di un fondo ipotizzato dall’esecutivo da 30 miliardi di euro complessivi per finanziare tutte le opere ritenute strategiche dal governo ma non comprese in quelle previste dai 191 miliardi del Recovery fund per gli erigenti paletti inseriti dalla Commissione Europea. Per esempio, i progetti del Next Generation Eu non devono superare l’orizzonte temporale del piano – il 2026 – e i fondi comuni non devono essere utilizzati per coprire spesa corrente o strutturale. Non solo, la manutenzione delle strade – uno dei punti che il Governo Draghi intende adottare – sarebbe una delle voci in bilico che potrebbe ‘traslocare’ al Fondo complementare.



«I progetti che non sono inclusi nei piani non sono necessariamente accantonati, servirà un finanziamento ad hoc per quei progetti che sono meritevoli di essere inclusi per spirito e finalità, ne siano esclusi perché non soddisfano alcuni criteri più stringenti», aveva già annunciato il ministro dell’Economia Daniele Franco negli scorsi giorni. Il fondo pluriennale da 4-5 miliardi l’anno partirà dal 2022 ma con un primo finanziamento di minore entità già in questo 2021: costo totale tra i 20 e i 30 miliardi, come indicato dal Ragioniere Generale dello Stato, Biagio Mazzotta, qualche giorno fa in audizione in Parlamento. Il Def in discussione già oggi nella riunione a Palazzo Chigi ospiterà tutte queste indicazioni e probabilmente anche per questo motivo potrebbe non essere pronto nel Cdm odierno, bensì essere discusso domani o al più tardi venerdì.