Siamo a New York, lontano per la prima volta dalla storica location di Woodsboro, in Texas. Sam e Tara Carpenter, sopravvissute ai tragici eventi dell’episodio scorso, cercano di ricostruirsi una vita. Sam, iperprotettiva nei confronti della sorella minore, non riesce a darsi pace, oberata dagli incubi del passato. Tara, invece, chiede libertà, pronta a viversi la sua adolescenza in cerca di spensieratezza. Ma la tranquillità dura poco. In città si diffonde la notizia di una serie di omicidi firmati da Ghostface. L’incubo sembra destinato a ricominciare.
Ci sono film che, se decidi di andare a vedere, poi non è che puoi lamentarti…Scream VI è uno di questi. Si tratta della sesta celebrazione di un personaggio horror piuttosto riuscito, che da diversi anni (il primo capitolo è uscito nel lontano 1996) ripete lo stesso copione, con poche variazioni sul tema. È esattamente tutto quello che ti aspetti, in un egocentrico gioco di rimandi e citazioni che tornano sempre al punto di partenza. Ghostface (è questo il nome del personaggio con la maschera allungata in un grido che ricorda l’urlo di Munch) uccide con “simpatia”, sarcasmo e copiosa violenza mentre fa conversazione al telefono, predisponendo le vittime alla morte.
In questo sesto episodio abbonda lo splatter, con una certa gratificazione verso il gesto violento e brutale dell’assassino, che si accanisce sui corpi, indirizzando la lama tra il petto, lo zigomo, l’occhio, il naso e così via.
In Scream VI sono tutti Ghostface, divenuto la maschera di Halloween tra le preferite al mondo. Ed è così che, alla caccia dell’identità del vero Ghostface, gli eroi sopravvissuti al massacro che puzza di vendetta sospettano di chiunque, in un perverso meccanismo di false identità.
I colpi di scena non mancano, il ritmo nemmeno tra la furia rumorosa delle pugnalate all’improvviso e dei silenzi al cardiopalma, in attesa che qualcosa succeda, o meglio, che qualcuno muoia.
Chi è l’assassino? Perché uccide? Gioco, malattia mentale, vendetta? No spoiler.
Scream è un rito adolescenziale, un piacevole giocattolo sanguinolento che rispetta le promesse della sua storia, offrendo un menu conservativo che non delude l’appassionato di bocca buona.
Filmicamente c’è ben poco. I personaggi bidimensionali non convincono, guardano al passato e ai numerosi scheletri nell’armadio che ognuno di essi porta con sé, in un eterno rimando alle puntate precedenti che sfianca tutti coloro che appassionati non lo sono.
E spunta, tra i tanti sopravvissuti, l’arrivista giornalista faccia da schiaffi che in passato aveva già prodotto non poche prurigini. Che simpatica non è. E poi c’è il museo che compare come definitiva celebrazione della storia e dei suoi assassini, con maschere consumate dal tempo e dalla violenza di cui sono state portatrici.
E infine la scena clou, in una metropolitana a luce intermittente, dove il ritmo del buio e della luce accompagna quello della paura. Chi sarà il prossimo?
Scream è una storia infinita, un’epopea del terrore definita dagli stessi protagonisti una saga, al pari di Star Wars che viene citata, con consapevole sacrilegio. È una serie che ha perso da tempo lo smalto del primo ideatore e regista Wes Craven, che ci ha regalato un’icona horror memorabile, oggi affidata a mestieranti che fanno il loro sporco dovere. Buon popcorn movie a tutt*!
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