Gli screening contro il cancro non sempre allungano la vita. A rivelarlo, come riportato dal Guardian, è uno studio pubblicato sul Jama Internal Medicine che ha coinvolto 2,1 milioni di individui e ha seguito la loro salute per almeno nove anni. È emerso dai risultati che non ci sono prove tali per cui gli esami diagnostici precoci salvano le persone. Almeno dal punto di vista strettamente statistico.



“È possibile supporre che ci saranno alcuni che vivranno più a lungo che se non avessero assistito allo screening”. Tuttavia, affinché l’effetto sulla popolazione sia pari a zero, come è stato rilevato dallo studio, devono esserci anche alcuni individui la cui vita è stata accorciata. Il motivo esiste, anche se spesso non viene preso in considerazione. “Lo screening può innescare una cascata di interventi diagnostici e terapeutici, che comportano tutti un certo rischio di morte”, hanno affermato H Gilbert Welch e Tanujit Dey del Brigham and Women’s Hospital di Boston in un editoriale correlato.



Screening contro il cancro non sempre allungano la vita: lo studio

Michael Bretthauer, professore di medicina all’Università di Oslo, che ha guidato la ricerca, ha dunque voluto smentire – almeno in parte – lo slogan secondo cui gli screening contro il cancro allungano la vita. È evidente infatti che possano verificarsi delle complicazioni durante gli esami, come perforazione e sanguinamento durante quelli per il colon, oppure durante gli interventi, come le infezioni o i coaguli di sangue quando viene rimosso il seno.

“Potrei essere fortunato ed essere in quel gruppo che ha una vita più lunga oppure in quello che ha una vita più breve perché ho un problema durante l’esame o l’intervento”, ha affermato l’esperto. E precisa: “Questo studio non si oppone allo screening, ma si spera che contribuisca a una discussione ragionevole su ciò che le persone possono aspettarsi da esso”. È per questo motivo che chiede una maggiore chiarezza sui benefici e sui rischi.