Il Consiglio di Stato mette la parola fine alla nota querelle per l’assegnazione dello scudetto 2006 all’Inter dopo la revoca del titolo alla Juventus. Stando a quanto riportato dall’Ansa, è stato respinto il ricorso del club bianconero contro Figc, Inter e Coni, tutti costituiti in giudizio. Era di fatto l’ultimo anello di una serie di opposizioni legali alla decisione dell’allora commissario straordinario della Federcalcio, Guido Rossi, che nel 2006 assegnò il titolo all’Inter dopo che era rimasto vacanze in seguito alle decisioni della giustizia sportiva legate allo scandalo di Calciopoli.



Nel 2011 il consiglio Figc rigettò l’istanza di revoca in autotutela che presentò la Juventus. Nello stesso anno il Tnas si dichiarò incompetente a intervenire. Nel 2019, invece, il Collegio di Garanzia dichiarò inammissibile il ricorso della Juventus, così come stabilito dal Tar del Lazio nel 2022. Ora, dunque, la decisione del Consiglio di Stato, che ha rigettato il ricorso bianconero contro la decisione del Tar.



COBOLLI GIGLI DOPO LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

Resta all’Inter lo scudetto più discusso, legato all’anno che ha cambiato la storia recente del calcio italiano. La sentenza del Consiglio di Stato è stata commentata a caldo da Giovanni Cobolli Gigli, ex presidente bianconero che divenne numero 1 della Juventus proprio nell’estate del 2006. «Diciamo che mi aspettavo una decisione del genere da parte del Consiglio di Stato. Anche se sono passati 17 anni è un argomento che mi tocca sempre nel vivo», ha dichiarato all’AdnKronos.

C’è una cosa in particolare di tutta la vicenda Calciopoli che Cobolli Gigli proprio non riesce a digerire: «Il fatto che il faldone con le accuse nei confronti dell’Inter sia improvvisamente scomparso dal processo sportivo e ricomparso dopo 5 anni quando ormai i fatti erano prescritti. Perché anche il club nerazzurro era pesantemente coinvolto come affermato anche dal procuratore Palazzi». L’ex presidente della Juventus rilancia: «Se fossero andati a giudizio con ogni probabilità sarebbero stati anche loro penalizzati e si sarebbe davvero fatta giustizia».