Uno scudo anti-hacker. È quello a cui sta pensando il governo italiano per proteggere i dati di 180 enti strategici. Per questo entro un mese verrà indetta una gara per trasferire quella mole di dati in un cloud a prova di incursioni. Nel giorno in cui i più importanti siti di informazione e non solo “crollano”, ma a quanto pare non per un attacco hacker, arriva da Repubblica la notizia di quella che sembra una svolta importante. Il motivo è semplice: il 90 per cento dei server delle pubbliche amministrazioni sono obsoleti e insicuri. Lo conferma Vittorio Colao, ministro per Innovazione tecnologica e Transizione digitale. Vecchi e insicuri, ma anche costosi e inefficienti. Visto che ora con gli attacchi informatici i server e tutti i dati contenuti vengono sequestrati con la richiesta di un riscatto milionario, si è deciso di imprimere un’accelerazione. Ma è anche una questione di privacy.
Tra un mese la gara, entro il 2022 il sistema deve essere a regime. Inizialmente l’operazione coinvolgerà gli enti pubblici più importanti e delicati. Si arriverà così ad un Polo Strategico Nazionale (PSN) che ospiterà le applicazioni della Pubblica amministrazione e i dati dei cittadini.
SCUDO ANTI HACKER: IL PIANO PER LA TRANSIZIONE DIGITALE
Questa è l’unica strada per avviare davvero la trasformazione digitale, altrimenti tutti i progetti restano sulla carta. In Italia la prima azienda a muoversi per realizzare il PSN è stata Tim, che ha stretto una partnership con Google e poi ha creato la società Noovle per far confluire lì i suoi datacenter, affidandola a Carlo D’Asaro Biondo, storico capo di Google Europa. Come riportato da Repubblica, poi si sono mossi gli altri. Il 13 maggio è il giorno della partnership tra Amazon e Fincantieri, il 26 quella di Microsoft e Leonardo. Con queste alleanze ci si affida alla migliore tecnologia, quella americana. Inoltre, negli Stati Uniti dal 2018 è in vigore una legge che obbliga ogni fornitore di cloud americano a fornire i dati custoditi nei server su richiesta di un’autorità giudiziaria Usa. Proprio per contrastare questa legge l’Italia ha aderito al progetto Gaia-X: chiunque vuole offrire servizi cloud ai Paesi Ue dovrà farlo con le regole europee. Ora il ministro Vittorio Colao aspetta un progetto da valutare e mettere a gara. In palio c’è la gestione del cloud strategico per almeno 10 anni. Lui spinge per il modello francese, con forte presenza pubblica di garanzia. Le imprese dal canto loro valutano un’alleanza, anziché una competizione. E potrebbe essere della partita anche Fastweb, oltre a Oracle.