Un possibile “scudo genetico” che ha protetto i cittadini del Sud Italia dal contagio da Covid-19 e che spiegherebbe così dunque le minori percentuali di contagio rispetto alle regioni settentrionali? Si parla solo di una ipotesi di studio che al momento non ha ancora trovato conferme ma è molto interessante e a illustrarla all’Adn Kronos è stato il professor Antonio Giordano dello “Sbarro Institute” ed esperto di anatomia patologica. A suo dire potrebbe esserci stata una positiva interazione tra il Dna e l’ambiente a favorire il limitato numero di casi al meridione anche se il diretto interessato ci tiene a precisare: “La nostra ipotesi è ancora da validare prima di trarre conclusioni certe ma ha già comunque delle solide basi scientifiche” ha raccontato, aggiungendo anche che tra i principali fattori che hanno delineato la mappa del contagio lungo la penisola c’è sicuramente quello inerente a una differenza geografica fra le varie regioni.
UNO “SCUDO GENETICO” HA PROTETTO IL SUD ITALIA DAL CORONAVIRUS?
Sempre a proposito di questa sorta di “scudo genetico” che avrebbe protetto milioni di persone al Sud, Giordano precisa che la soluzione al mistero va ricercata ovviamente nel “codice della vita”: solo in questo modo si potrà capire se è vero che gli effetti del virus sono stati maggiori nelle regioni del Nord e perché. “Uno specifico assetto genetico, costituito da particolari varianti dei geni Hla, potrebbe essere alla base di questa suscettibilità alla malattia” ha spiegato l’esponente dello “Sbarro Institute” che quindi lascia da parte il fattore meramente climatico e ambientale per puntare invece su quello genetico. “Ulteriori studi su larga scala potrebbero fare luce su questo possibile aspetto” ripete Giordano secondo cui è necessario arrivare ad una casistica molto più elevata per confermare l’ipotesi di studio che comunque già poggia su basi considerevolmente autorevoli.