Cresce l’attenzione in vista della ripartenza della scuola dal prossimo settembre ma ciò che emerge è sconcertante. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, un terzo degli insegnanti non avrebbe voluto sottoporsi al test sierologico. Ma questo sarebbe solo uno dei tanti problemi dal momento che ci sarebbero medici di famiglia che rinviano il personale scolastico alle Asl ed i kit che arriverebbero in ritardo se non addirittura incompleti. Dallo scorso 24 agosto e fino al prossimo 7 settembre i lavoratori della scuola possono sottoporsi volontariamente al test sierologico per il Covid in maniera gratuita, messo loro a disposizione da Arcuri. E già sarebbero giunti i primi dati dalle varie Regioni: almeno 16 i positivi in Veneto, 12 in Lombardia, 20 in Umbria, 4 in Trentino. Tutti loro rimarranno in isolamento volontario in attesa di sottoporsi al test del tampone. Ma il dubbio che tutto ciò possa non bastare per una ripartenza della scuola in sicurezza resta. “Bisognava fare test obbligatori, anche agli studenti del triennio delle superiori: è stato un clamoroso errore renderli facoltativi”, tuona il presidente dei presidi del Lazio, Mario Rusconi, che auspicava ad un provvedimento del governo anche su questo aspetto.



SCUOLA, 1 PROF SU 3 NON VUOLE FARE IL TEST SIEROLOGICO: I DISAGI PRIMA DELLA RIPARTENZA

A commentare i primi dati sull’adesione dei docenti a sottoporsi al sierologico volontariamente è anche il vicesegretario della Federazione dei medici di famiglia Domenico Crisarà che sempre al Corriere della Sera ha spiegato: “Abbiamo riscontrato una minore adesione rispetto al previsto. Almeno in base ai dati del personale che abbiamo contattato direttamente, visto che da giovedì scorso ci sono stati forniti gli elenchi, c’è un terzo degli insegnanti che si sottrae”. Un atteggiamento, questo, che ha scaturito non poca perplessità soprattutto alla luce di una emergenza sanitaria di tale portata in cui, continua Crisarà, “l’adesione non dovrebbe essere messa in discussione”. Ad essere nel panico sono però anche gli insegnanti che su alcuni gruppi Facebook avrebbero segnalato la presenza di molti medici che si sarebbero rifiutati di eseguire i test rimandando all’Asl. “Anche questo non va bene: dovrebbero essere mandati al consiglio dell’Ordine, fare il test agli insegnanti è un dovere professionale in questo momento”, ha replicato Crisarà. Ritardi anche sui kit: sebbene l’ufficio di Arcuri li abbia consegnati lo scorso 10 agosto non sarebbero arrivati in tutti gli studi medici o alle Asl in tempo. Ma dal ministero della Salute tranquillizzano: “la macchina sta andando a regime”, mentre l’Anief chiede maggiore chiarezza.

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