I dati Censis sulla scuola sono preoccupanti: nel settembre 2023 saranno 127mila in meno gli studenti che occuperanno le aule di tutta Italia, a causa del calo demografico che sta generando ripercussioni anche in chiave didattica. Un dato choc, in quanto riferito a un arco temporale alquanto limitato (12 mesi). “Il Messaggero” ha sottolineato che nel 2016 furono appena 20mila gli studenti in meno rispetto all’anno antecedente, mentre nel 2018 se ne persero 75mila e nel 2021 ben 100mila. Di fatto, “considerando una media di 25 alunni per classe, si tratta di una riduzione di circa 4.800 classi”.
E le previsioni per il futuro sono tutto fuorché rosee. In particolare, fra una decina d’anni potrebbero mancare all’appello 1,4 milioni di alunni e nel 2050 tale numero potrebbe spingersi fino a quota due milioni. La scuola, di conseguenza, è in allarme: “ll calo demografico è accertato – ha asserito Giuseppe D’Aprile della Uil scuola –, ma sulla scuola si fa cassa e non si investe. La scelta di politiche restrittive continua a essere il segno di una politica che continua a considerare la scuola una fonte di risparmio e non di investimento. La denatalità che ha portato quest’anno a un calo di circa 127mila studenti è l’occasione per un cambio di registro: una opportunità per una didattica personalizzata, per classi a misura di studente. A leggere i numeri degli organici che il Ministero sta programmando, si continua ad attuare la politica dei tagli con un piano di dimensionamento degli istituti scolastici”.
SCUOLA, CROLLO DEGLI ALUNNI A SETTEMBRE 2023: E I TAGLI NON RALLENTANO…
Il personale Ata non dovrebbe subire variazioni in negativo, ma neppure in positivo, e quest’ultimo aspetto non induce all’esultanza, in quanto nei mesi scorsi era pervenuta la richiesta forte e chiara di incrementare i posti per le difficoltà rilevate da segreterie e addetti alle pulizie. Per quanto concerne i docenti, si riducono quelli di coloro che possono essere impiegati per formare le classi in deroga, vale a dire per diminuire il numero degli alunni per classe nelle scuole disagiate o ubicate aree soggette a fenomeni di spopolamento e dispersione scolastica.
In questo campo, si legge su “Il Messaggero”, ci sarà un taglio del 30%: “Lo scorso anno erano 8.741 i posti assegnati – hanno affermato dalla Flc Cgil – che hanno consentito l’avvio di 5.353 classi a parametri ridotti; per l’anno 2023/24 invece la previsione è di 6.004 posti per circa 3.105 classi. Non sono interventi aggiuntivi, quindi, ma restrittivi: significa contrarre più di 2mila classi già istituite, dalle elementari alle superiori, riportandole così ai numeri ordinari e venendo meno ai principi che hanno dettato la norma, ovvero l’efficace fruizione del diritto all’istruzione anche da parte dei soggetti svantaggiati. Con l’aggravante di intervenire in corso d’opera”.