Com’è cambiata la scuola negli ultimi anni? Sono tanti i problemi che attanagliano il settore scolastico: dal precariato strabordante, allo scarso investimento in fondi per ristrutturare edifici datati, all’assenza di un piano di reclutamento efficace. Ma non è tutto. La scuola straborda di burocrazia, tra scadenze ed eccessive formalità. E tutto questo ha finito col far perdere di vista l’essere umano, lo studente, che deve fare i conti con una società sempre più difficile, con un’età complicata e con la perenne ansia di voti da cui potrebbero sentirsi bollati. È proprio su tutto questo che Viola Ardone, scrittrice e insegnante di scuola secondaria, tramite il suo articolo su Repubblica, ha voluto porre l’attenzione, invitando a riflettere.
L’inadeguatezza e la sensazione di ‘ansia’ che spesso viene ricollegata agli studenti è uno stato d’animo che in realtà riguarda anche i docenti, che si sentono sempre meno insegnanti e sempre più burocrati. E poi quella parola, ‘Merito’. Viale Trastevere non è più semplicemente il Ministero dell’Istruzione ma il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Viola Ardone avanza l’ipotesi che quel termine stia a significare come il messaggio voglia essere quello di una scuola che si deve meritare. Ma a quale costo? Quali sacrifici occorre porre in essere? Alla fine a farne le spese sono sempre i ragazzi.
SCUOLA E VALUTAZIONE: QUANTO VENGONO DEMONIZZATI I VOTI?
Non si può parlare di scuola senza trascurare poi l’aspetto dei voti. Sulla questione il popolo scolastico è da sempre diviso, tra chi li ritiene fondamentali per far capire agli studenti l’entità degli errori di una verifica piuttosto che di un’interrogazione, e chi invece li demonizza, considerandoli fonte di svilimento.
Sulla tematica è intervenuto su Repubblica il pedagogista Daniele Novara che, senza mezzi termini, ha avanzato espressamente la necessità di abolire i voti, sostenendo che la valutazione numerica non fa altro che cristallizzare e suscitare ansia nei giovani. “La scuola non è una gara” è stato del resto il titolo del convegno organizzato proprio da Novara a Piacenza. Secondo il pedagogista un numero non chiarisce veramente le capacità di uno studente e non dà reali informazioni sul livello di apprendimento. Ciò che andrebbe fatto dovrebbe essere solo una valutazione di fine anno che tenga conto di tutto il percorso scolastico, nell’ottica di una scuola che non condanni, che punti all’inclusione e alla creazione dei rapporti umani.