Al Meeting si parla di nuova filiera tecnologico-professionale, il cosiddetto 4+2, che dal 31 luglio è legge dello Stato e che dal prossimo settembre vedrà oltre 150 scuole in Italia impegnate ad avviarne la sperimentazione. La riforma voluta dal ministro Valditara promuove percorsi quadriennali di istituto professionale, tecnico e di formazione professionale raccordati in modo organico con i tanti ITS biennali che stanno rispondendo efficacemente all’esigenza delle imprese di avere tecnici specializzati. A parlarne a Rimini sono intervenuti Arduino Salatin, storico esperto di formazione tecnico-professionale in Italia, e rappresentanti di esperienza scolastiche basate su un forte raccordo tra la scuola, mondo della formazione tecnica superiore e imprese: Ezio Busetto, dirigente di un istituto statale agrario a Feltre, Carlo Carabelli, responsabile di ASLAM a Milano e Mario Salerno, presidente della Fondazione Edutecne che dal 2025 darà vita, sempre a Milano, all’Istituto tecnico quadriennale paritario “Carlo Acutis”, in ambito informatico e grafico.



La riforma, ha detto Salatin, rappresenta un cantiere sfidante, una grande occasione per il Paese che non possiamo mancare. Si tratta di una battaglia culturale che bisogna affrontare sul piano della legittimazione sociale e quindi del buon orientamento. Non sono infatti mancate le obiezioni che alcune parti sociali e politiche hanno avanzato contro il rafforzamento e rinnovamento dei percorsi tecnologico-professionali. Prima fra tutte il timore di un asservimento della scuola al mondo delle imprese.



Ma le aziende oggi, ha osservato Carabelli, hanno bisogno di giovani che sappiano dare il loro contributo personale e creativo a un’opera più grande. Nulla a che vedere con l’addestramento meccanico, ma molto a che fare con la crescita di personalità motivate e responsabili. Anche per questo, dice Salerno, abbiamo scelto di dare al nostro progetto il titolo di istituto tecnico-umanistico; non per una confusione di piani, ma per rimarcare che la conoscenza e l’uso consapevole delle tecnologie sono elementi di costruzione di personalità complete.

La seconda grande sfida rappresentata dalla riforma è quella del lavoro in rete. In questo senso Busetto ha descritto il lavoro impostato coi docenti della sua scuola per avere gli ITS e le aziende non come semplice terminale di un percorso formativo, ma come soggetti da coinvolgere fin da subito per la redazione di un curricolo significativo che partendo da un profilo in uscita dopo il sesto anno declini già dalla prima classe della sperimentazione i contenuti e le azioni didattiche capaci di costruire quel profilo. Forse più che 4+2 sarebbe giusto parlare di un percorso di sei anni capace di portare lo studente con gradualità a maturare le proprie competenze.



Si tratta di un lavoro impegnativo che non può avvenire senza cura della formazione di docenti (lato scuola e ITS) ed esperti del mondo del lavoro chiamati a collaborare. Una delle più originali innovazioni che la riforma introduce negli ordinamenti è, infatti, la possibilità di utilizzare nell’intero percorso formativo esperti del mondo del lavoro a supporto ed integrazione del ruolo docente. Si realizzerebbe così quell’integrazione tra scuola e mondo del lavoro che anche i recenti faticosi, tortuosi tentativi di generare percorsi di alternanza, apprendistato formativo o PCTO hanno mostrato in tutta la loro complessità.

Un accenno finale ha riguardato i tasselli da completare per dar corpo a una riforma che oggi richiede il completamento della cornice ordinamentale, la pronta redazione di decreti attuativi, l’avvio di nuovi bandi di sperimentazione che non abbiano i tempi nevrotizzanti delle ultime sperimentazioni lanciate tra dicembre e gennaio a ridosso delle iscrizioni degli studenti in uscita dalla terza media. Su questo la parola è al MIM e alla sua capacità di non figurare come in ritardo sulle proprie buone intenzioni di cambiamento della scuola.

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