Con la legge di bilancio 2021 si conferma, anche per il nostro Paese, la volontà di credere nella libertà di scelta educativa grazie a una trasversalità politica non scontata in questo percorso.
La commissione Bilancio della Camera dei deputati ha votato, quasi all’unanimità, diversi emendamenti, poi raggruppati in uno solo, che ha destinato altri 70 milioni di euro al fondo riservato alle scuole paritarie che accolgono studenti con disabilità.
Alla discriminazione dovuta all’ostacolo economico, che ancora non permette di attuare un’effettiva parità scolastica, se ne aggiunge da sempre un’altra: quella per le famiglie con ragazzi con disabilità. Mentre nelle scuole statali l’insegnante di sostegno è garantito dallo Stato, il suo costo nelle scuole paritarie (circa 25-30mila euro l’anno) ricade sulle famiglie e quindi sulle rette.
Nel 2015 fu il governo Renzi, sostenuto anche da una componente del centrodestra (Ncd/Ap), a creare il fondo destinato alle scuole paritarie che accolgono ben 12mila ragazzi, bambini, adolescenti con disabilità; 1.000 euro di contributo all’anno per studente. Il fondo nel 2017 raddoppiò, diventando di 24 milioni di euro. Nel 2019 con la legge di bilancio fu creato un ulteriore fondo di altri 12 milioni a esclusiva destinazione del percorso dell’infanzia (0-6 anni). Quest’anno questo fondo per l’infanzia viene rifinanziato e portato a 20 milioni.
Ma la novità è che, grazie all’emendamento ricordato (70 milioni), il fondo disabilità per le paritarie rivolto a tutto il percorso scolastico, cioè sino alle superiori, passa da 24 a 94 milioni di euro. Questo vuol dire che per ogni studente con disabilità lo Stato assicura alla scuola che frequenta un contributo di quasi 8mila euro annui. Utili, utilissimi per contribuire al pagamento dell’insegnante di sostegno e per abbassare quindi le rette alle famiglie.
Queste cifre – i 94 milioni per la disabilità per tutte le scuole, i 20 milioni per la disabilità nell’infanzia – si aggiungono ai confermati e stabilizzati 512 milioni di euro quale contributo nazionale alle scuole e agli 800 euro a studente di detrazioni fiscali che le famiglie ogni anno possono utilizzare in dichiarazione dei redditi.
È un percorso che abbiamo iniziato insieme nel 2015; prima c’erano soldi promessi, incertezza e tagli. È un percorso nel quale abbiamo di volta in volta coinvolto molti colleghi di maggioranza e opposizione, un percorso fatto di una serie di iniziative che mirano ad aiutare le famiglie, i gestori delle scuole, i ragazzi, e che va nella direzione di permettere una vera libertà di scelta educativa anche in Italia.
È una strada ancora lunga e in salita, ma è la strada giusta, averla imboccata e percorsa per un tratto significativo dimostra che la scuola, l’istruzione e la formazione dei giovani stanno lentamente acquistando la centralità che meritano: l’educazione è la prima risorsa di un Paese, ed è per sua natura libera.