La serie di norme approvate nell’agosto 2023 (in particolare il DPCM n. 4 del 4 agosto 2023) è stata accolta con favore dal mondo della scuola e soprattutto dai docenti interessati, poiché ha introdotto due sostanziali modifiche alle procedure legate al reclutamento dei docenti:

i) La separazione del titolo abilitante dal reclutamento nei ruoli dello Stato, prevedendo che l’abilitazione all’insegnamento per la scuola secondaria di primo e secondo grado venga conseguita tramite la frequenza di percorsi universitari o accademici da 60 crediti formativi e il superamento della prevista prova finale;



ii) La possibilità di acquisire l’abilitazione durante il percorso di laurea grazie ad un percorso contemporaneo di 60 CFU completo, comprensivo del tirocinio diretto presso le scuole.

Conseguita l’abilitazione, i docenti potranno scegliere se essere assunti e stabilizzati nelle scuole paritarie o partecipare ai concorsi pubblici per accedere al ruolo nelle scuole statali.



Sicuramente una rivoluzione sognata da tanti anni che, finalmente, diventa legge. Una normativa contenente al suo interno disposizioni che hanno creato molte attese nei precari delle scuole statali e paritarie perché prevede, finalmente, anche una stabilizzazione con bandi “agevolati” per coloro che possono vantare almeno tre anni di servizio effettivamente svolto.

Attese suffragate dai numerosi interventi del ministro Valditara che ne annunciava la realizzazione e, quindi, la volontà politica di portare a compimento questo importante risultato; e dai media, che hanno immediatamente dato per scontata una rapida attuazione, indicando scadenze vicinissime, ma lontane dai normali tempi cui da anni siamo abituati.



L’immaginario informativo ha fatto credere che con settembre 2023 tutto sarebbe iniziato: sia i percorsi straordinari per la regolarizzazione dei precari, sia i percorsi ordinari per coloro che non potevano godere dell’agevolazione prevista nel periodo transitorio.

Si prevedeva così che nell’anno accademico 2023/24 sarebbero stati attivati i seguenti percorsi:

– percorso 60 CFU/CFA;

– percorso 30 CFU/CFA, da concludere entro il 28 febbraio 2024, per permettere la partecipazione al secondo concorso;

– percorso 30 CFU/CFA per docenti che hanno svolto servizio presso le istituzioni scolastiche statali o paritarie per almeno tre anni, anche non continuativi, di cui almeno uno nella specifica classe di concorso per la quale scelgono di conseguire l’abilitazione, nei cinque anni precedenti e docenti vincitori del concorso straordinario bis.

Previsioni che non hanno fatto i conti con le solite difficoltà legate alla burocrazia e a vincoli legati alle disponibilità organizzative delle università, con relativa indicazione di limitazione nei numeri delle possibili iscrizioni; la logica conseguenza sarà che, al di là del fabbisogno stimato dal ministero, sarà più agevole conseguire l’abilitazione per alcune classi di concorso perché sono tante le università che propongono le stesse classi di concorso, mentre sarà più difficile, se non impossibile nel breve periodo, per altre.

Questo ha provocato ritardi all’avvio con la pubblicazione dei bandi e, ad oggi, si sono raccolte le iscrizioni (scadenza 09.01.2024) solo per bandi ordinari (Bando Scuola Secondaria 2023 – Decreto Dipartimentale n. 2575 del 06.12.2023 e Bando Scuola Primaria 2023 – Decreto Dipartimentale n. 2576 del 06.12.2023), mentre, come riportano siti specializzati, in questo inizio di febbraio il ministero dell’Università dovrebbe pubblicare il decreto che darà il via alla pubblicazione di altri bandi. Un ritardo, l’ennesimo, che rischia di influenzare non poco perfino le procedure concorsuali, oltre al prossimo aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze.

Potremmo definire questa situazione “2024 Odissea nella scuola”, perché molti docenti precari, 15mila solo quelli delle paritarie, stanno vivendo la loro odissea per poter ottenere l’ambita abilitazione e stabilizzare la loro posizione lavorativa.

In particolare, il docente precario della scuola paritaria sembra un novello “Odisseo”, visto che, dopo non aver avuto occasioni di abilitazione per 9 anni, se non qualche concorso utile al ruolo nella scuola statale, dopo aver visto un bando utile pubblicato sotto il ministero Azzolina, cui si è iscritto, ma che non è mai stato attivato e successivamente annullato, viene perfino a sapere che poiché la legge n. 112 è uscita in Gazzetta Ufficiale il 19.08.2023, successivamente quindi al DPCM del 4 agosto 2023, il suddetto DPCM non prevede esplicitamente, tra i destinatari dei percorsi da 30 CFU, la categoria dei docenti con tre anni di servizio nelle scuole paritarie.

Se è pur vero che le istituzioni ministeriali si sono premurate di dare tutte le rassicurazioni possibili, questo desta evidentemente preoccupazioni, visto che, ad oggi, nessuna norma ha chiarito i criteri e le modalità per l’accesso ai percorsi universitari e accademici da 30 CFU per i docenti con tre anni di servizio nelle scuole paritarie e nessun bando è stato emanato.

Tutti confidano che all’attivazione dei percorsi universitari e accademici da 60 CFU prendano avvio anche i percorsi abbreviati, come era previsto, ma il timore è che le università attendano la conclusione della prima fase del primo concorso, per attivare i percorsi da 30 CFU, per una mera utilità organizzativa.

L’unica reale assicurazione che possono avere i precari della scuola paritaria è l’attenzione che il ministro Valditara continua ad avere su questo problema e la spesso ribadita volontà politica di trovare la giusta soluzione, mandando in porto il risultato.

Il novello “precario paritario Odisseo” avrà ancora strada un po’ lunga, dopo che il ministro lo aiuterà a superare anche Scilla e Cariddi (Burocrazia-Università). Non resta che augurarsi un lieto fine, come lo è stato per il vero Odisseo.

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