Il caso Cecchettin non è stato facile da gestire in Viale Trastevere. La vicenda dei garanti prima nominati e poi ritirati ha avuto infatti ripercussioni che non si sono del tutto assorbite. Conviene riepilogare brevemente la vicenda.

La spinta emotiva, fortissima, e il pensiero di gran parte dell’opinione pubblica che poneva il problema della necessità di educare i giovani al rispetto tra generi per prevenire i femminicidi ha spinto il ministro Valditara a prendere iniziative. In una prima nota emanata il 24 novembre, il ministro ha dato disposizione alle scuole di avviare percorsi progettuali sul tema “Educazione alle relazioni”, stanziando 15 milioni a favore delle scuole secondarie di secondo grado.



La Nota non ha avuto alcun riscontro polemico poiché dava indicazioni secondo una modalità consolidata per iniziative di questo tipo: coinvolgimento attivo degli studenti, indicazione di  un docente referente, costituzione di focus group che avessero come riferimento la classe, acquisizione del consenso dei genitori degli studenti coinvolti, individuazione per ogni gruppo classe del docente che potesse fungere da animatore, formazione di ciascun docente “animatore”, attribuzione al Fonags del compito di raccordare le modalità di attuazione dei percorsi, collaborazione dell’Indire per organizzare i percorsi di formazione dei docenti e collaborazione “dell’Ordine degli psicologi e di altri organismi scientifici e professionali qualificati”.



A questa iniziativa Valditara ha fatto seguire un video messaggio (“la violenza contro le donne è negazione dei diritti umani. La scuola costituzionale in prima linea in questa battaglia”) e il 6 dicembre, giorno successivo ai funerali di Giulia, ha inviato una lettera alle scuole invitandole a diffondere il discorso pronunciato dal padre durante le esequie.

Fin qui tutto bene, fatto salvo qualche brontolio delle scuole per il fatto di vedersi appioppare sulle spalle nuovi impegni in aggiunta al già ricco carico ordinario.

A questo punto il ministro ha avvertito il bisogno di una decisione politica: la nomina di un garante che coordinasse il progetto e redigesse le linee guida per le scuole. E la scelta è caduta su Paola Concia, ex deputata Pd che da sette anni ha dato vita a Didacta Italia, spin off di Didacta Germania, l’evento più importante al mondo per la scuola del futuro. La Concia è politica navigata, ma l’opzione competenza indotto Valditara a “dimenticarsi” dei trascorsi ideologici radicali pro diritti civili di lesbiche, gay, bisessuali e transgender e portavoce del tavolo nazionale LGBT.



La cosa più sorprendente è che il ministro abbia scelto la nomina senza un confronto con la sua maggioranza. La politica ha regole sue, una buccia di banana è sempre in agguato. Al diffondersi della notizia vi è stata subito una reazione fortissima, non solo da parte del mondo associativo familiare, anche non cattolico, ma anche di esponenti politici di partiti di maggioranza, compresa la stessa Lega, partito di Valditara. L’auto sbanda, l’unica è controsterzare per evitare di finire fuori strada: e i tempi politici sono strettissimi, poiché l’annuncio ufficiale di un garante va dato al più presto. Non c’è più tempo per ascoltare consigli, pur buoni, verificare e/o coinvolgere le parti interessate. Occorre scegliere, subito. Valditara allarga a tre il gruppo dei garanti, comunicandolo ufficialmente, e compensa la presenza di Paola Concia con due esponenti del mondo cattolico: Paola Zerman e suor Anna Monia Alfieri.

Ma a questa seconda scelta la reazione delle associazioni è ancora più forte, basta andare sui loro siti per rendersi conto anche dei toni usati: Age, Agesc, Articolo 26, Famiglia e scuola, Insieme per educare, tra i primi, fino alla più recente intervista di Massimo Gandolfini a Pro Vita & Famiglia. Una scelta che ha messo pubblicamente in difficoltà gli esperti nominati. Le associazioni hanno sottolineato la loro stima per le persone scelte, le critiche vanno piuttosto all’impostazione e alle modalità usate. In sintesi:

– l’educazione viene, ancora una volta, delegata in via esclusiva alla scuola, mentre su questi temi spetta alla famiglia. La scuola semmai può/deve fare da partner per sostenere le famiglie e aiutarle nel loro compito educativo;

– l’errore di aver completamente escluso la componente dei genitori dal gruppo dei garanti.

– il vero responsabile dell’educazione all’affettività e alla relazione sono i genitori e la famiglia, così come recita l’art. 30 della Costituzione italiana e l’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

– l’educazione alla relazione e all’affettività è strettamente legata a valori e principi che la famiglia detiene e vuole trasmettere ai propri figli, principi che possono essere molto diversi a seconda del terreno culturale e religioso di appartenenza; è improprio che lo Stato entri nelle scuole arrogandosi il diritto di toccare questi temi perché non gli spetta.

Tutto questo è accaduto in due giorni. Il 9 dicembre Valditara ritira l’incarico ai garanti. “Il progetto ‘Educare alle relazioni’ andrà avanti senza alcun garante – spiega il ministro nella sua nota –. Nel suo svolgimento concreto si continuerà il dialogo con le associazioni rappresentative dei genitori, dei docenti e degli studenti”.

Basterà? Probabilmente no, perché c’è già chi, tra le associazioni, chiede il ritiro del progetto ed una sua completa revisione. Questo sicuramente complicherà il già complesso lavoro che dovrà fare il ministro, poiché chi ha fatto pressioni per uno stop e lo ha ottenuto vorrà sicuramente essere coinvolto ed avere voce in capitolo, rendendo più difficile la necessaria mediazione per trovare un punto di accordo.

E sul piano politico? Difficilmente vincerà la modalità salomonica che afferma “l’uomo saggio è colui che ha il coraggio di cambiare opinione”; il passo indietro, frutto di errori e pressioni e/o costrizioni politiche, potrebbe avere uno strascico. Quel che sarà lo capiremo nel prossimo futuro.

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