Il giorno del suo compleanno Andrea era stato festeggiato dagli amici al centro di aiuto allo studio dove si erano conosciuti e nel tempo avevano stretto una bella amicizia. Avevano mangiato insieme una torta e bevuto acqua e Coca–Cola in un’atmosfera simpatica e frizzante. Alla fine di quella piccola festa Andrea aveva confidato a Omar il suo più grande desiderio, quello di visitare il Museo dell’Alfa Romeo ad Arese. Omar si era sentito investito di un compito, quel desiderio doveva essere realizzato, così ne aveva parlato a Riccardo e, uno dopo l’altro, a tutti o quasi i volontari del centro.



Era stato come accendere una miccia. Dopo due settimane, una domenica pomeriggio, Andrea e i suoi amici assieme ad alcuni volontari erano davanti al Museo dell’Alfa Romeo di Arese. Andrea sprizzava gioia da tutti i pori; alla gioia di poter vedere le Alfa Romeo in esposizione, ma non solo, vi era insieme la gioia per quella stupenda amicizia. Guidati da una ragazza appassionata di automobili, i ragazzi avevano girato in lungo e in largo il museo, stupiti della bellezza di certe auto e guardando con curiosità i diversi modelli. La Giulietta aveva in particolare attirato la loro attenzione, e poi le Alfa utilizzate dai carabinieri che erano ben in mostra. Che un piano del museo fosse chiamato “Bellezza” aveva molto colpito tutti, che si erano addentrati nel grande spazio in cui era evidente quanto i progettisti avessero avuto a cuore di realizzare qualcosa di affascinante.



I ragazzi guardavano pieni di stupore, e anche Vincenzo, a cui non interessavano molto le automobili, era stato trascinato dentro quel brillare di colori e di acciaio e partecipava entusiasta ad un mondo che non era il suo. Di fronte, poi, agli stemmi della casa costruttrice, che la guida illustrava con precisione, diversi ragazzi facevano a gara per capire i cambiamenti e per collocarli dentro il periodo storico in cui erano stati realizzati.

Ad un certo punto, nell’aerea Velocità, Alfonso si era avvicinato ad Andrea e gli aveva suggerito sottovoce di dire a tutti che qui si vedevano le Alfa rosse e le loro vittorie di cui andare fieri. Andrea gli aveva risposto di dirlo lui, che era un ferrarista, sfidandolo a riconoscere quello che veniva raccontato dalla storia.



“È vero, devo riconoscerlo! L’Alfa viene prima della Ferrari” aveva allora detto Alfonso, e si era diretto verso l’esposizione delle prime automobili di velocità pura, tutte rosse e con il famoso quadrifoglio sul cofano.

“Non solo!” aveva reagito Andrea.

“Sì, sono anche belle da vedere e velocissime”, Alfonso aveva colto perfettamente ciò che l’amico voleva dirgli.

Al termine della visita ragazzi e volontari erano saliti al bar per bere qualcosa insieme. Andrea era contentissimo di quel regalo, lo desiderava da tanto e aveva trovato finalmente chi lo aveva capito e si era mosso. I suoi amici con i quali condivideva le fatiche dello studio erano diventati compagni di un pomeriggio all’Alfa Romeo.

Mentre si recavano alle auto per tornare a casa un ragazzo che era sempre in disparte di nome Mario si era avvicinato ad Omar che di quel pomeriggio era il primo responsabile e sottovoce gli aveva detto: “Mi è proprio piaciuto. Fosse stato per me non sarei mai venuto qui, le automobili non mi interessano proprio.”

Omar aveva fatto qualche passo in avanti, poi si era fermato e di colpo aveva chiesto a Mario “ma perché sei venuto allora?”

“Perché me lo avete proposto voi!” aveva risposto Mario senza indugio.

Omar era contento: ciò che aveva detto Mario era vero, prima dell’Alfa Romeo era la loro amicizia ad averli portati lì.

Omar allora aveva preso sottobraccio Mario e assieme ad altri erano andata nello store dell’Alfa, e anche questo Mario non lo avrebbe fatto senza quell’amicizia che lo ha condotto una domenica pomeriggio ad Arese.

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