Le Romanae Disputationes rappresentano, per chi decide ogni anno di parteciparvi, un modo diverso di concepire la  filosofia, la testimonianza di una sete di coinvolgimento che va ben al di là di una mera applicazione scolastica. Iscriversi, per noi studenti, significa mettersi in gioco, re-interpretare, approfondire e nel contempo arricchirsi internamente, realizzando un paper scritto, filmando un video o recitando un monologo.



Per molti, però, significa anche partire la mattina presto (o addirittura la sera prima) col treno pur di arrivare in orario per  la prima giornata ed è proprio qui che comincia la mia esperienza con le Romanae Disputationes. Partenza da Roseto degli Abruzzi e un lungo viaggio per arrivare a Bologna e, finalmente, lasciare i  bagagli in hotel per non portarseli dietro durante una breve visita alla Rossa.



Il Teatro Duse, dove l’evento è stato ospitato il 22 e 23 marzo, ha visto avvicendarsi oltre mille studenti e docenti, a metà tra l’agitazione per le premiazioni e l’estrema curiosità scaturita dalla lectio magistralis del professor Costantino Esposito sul tema “Ai confini della realtà”. La domanda fondamentale “Che cos’è la realtà?” era il tema del concorso che quest’anno ci ha accompagnati.

La prima giornata ha portato sul palco non solo gli ospiti, ma soprattutto la curiosità che si annida in noi, nei ragazzi delle scuole superiori: ci siamo messi, in tantissimi, in fila per poter porre una domanda o offrire la nostra prospettiva sul tema della lezione. Forse è  proprio lì che la pigrizia, il disinteresse e la noia che vengono sempre attribuiti a noi giovani sono scomparse e hanno lasciato posto ad altro: l’amore per il sapere, e la condivisione della conoscenza, una vera e propria ϕιλο– (phílos) σοϕία (sophía).



Nel tardo pomeriggio, invece, ci sono state le esibizioni – tra cui la mia – degli studenti che hanno partecipato con un monologo. Tra discorsi che spaziavano da Epicuro ad Heidegger e Baudrillard, tutta la platea ha ascoltato interessata le  argomentazioni con le quali junior e senior hanno deciso di partecipare, per poi avere del tempo libero fino all’esibizione serale dell’Orchestra Senzaspine.

La mattinata del secondo giorno è stata vissuta con ansia, perché, finalmente, tutti i concorrenti avrebbero scoperto le rispettive posizioni nelle varie categorie. Ma, prima di arrivare a questo, non potevano mancare le finali “Age Contra”, nelle quali i partecipanti si sono sfidati in una disputa riguardante diversi topici, sempre derivati dalla complessità della realtà. Questo momento ha particolarmente coinvolto anche il pubblico che, tra un passaggio e l’altro, commentava ed esprimeva accordo o disaccordo e si scatenava in fragorosi applausi.

E poi, finalmente, l’annuncio dei vincitori, tra felicità, applausi, tante tante foto, ambite targhe e un clima di vittoria collettiva, condivisa da tutti i presenti, non solo da coloro che hanno sentito pronunciare il proprio nome.

Quando è arrivato il momento della categoria dei monologhi mi sono trovata a stringere il braccio del mio amico, Luca Di Diomede, altro monologante della mia scuola, per poi non riuscire davvero a crederci quando mi hanno chiamata per il primo posto, seguita ancora dallo sguardo fiero delle due professoresse (Claudia Ettorre e Maria Casolino) del mio liceo (Polo liceale “Saffo”, Roseto Degli Abruzzi).

Al terzo anno di partecipazione alle Romanae Disputationes ce l’ho finalmente fatta.

Il tre, un numero simbolico per la letteratura, non si è smentito nel permettermi di tornare a casa con un attestato che  premiava proprio “L’iperrealtà, sostituto della realtà”.

Torniamo a casa soddisfatti e auguriamo alla prossima generazione di partecipanti di lasciarsi toccare da questa  meravigliosa realtà, continuando a desiderare e domandare.

Ad Maiora.

Neagu Deria Beatrice
Polo Liceale Statale “Saffo”, Roseto degli Abruzzi (Teramo)

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