Erano ormai tre anni che Fatima frequentava il centro di aiuto allo studio. Vi era arrivata portata dal fratello e dai suoi racconti entusiastici, e aveva fatto due anni di scuola senza problemi: ragazza studiosa, aveva bisogno di essere guidata a trovare la strada di uno studio non solo mnemonico ma ragionato, e nei volontari aveva trovato una sollecitazione continua a studiare usando la ragione. Fatima in questo modo aveva fatto piccole ma importanti conquiste, lei stessa si meravigliava di qualcosa che non immaginava: abituata a studiare a memoria, era diventata capace di riconoscere ciò che è importante e ciò che è secondario.
Il terzo anno però era diventato per Fatima un’ossessione. Si era trovata ad affrontare materie come le letterature e la filosofia, che le chiedevano un passo in più, non solo di capire – e per lei non era semplice farlo con certe poesie –, ma anche di interpretare, giudicare. Fatima si sentiva sottoposta ad uno sforzo che faticava a reggere, e poi vi era un ritornello che continuava a riempire la sua mente, un “non sono capace” insistente, asfissiante. Pe questo Fatima era sempre più triste; continuava a studiare senza fermarsi un attimo, ma si rendeva conto di non riuscire a rispondere alle richieste degli insegnanti. Non è che collezionasse insufficienze, ma le mancava quel passo in più che rendesse brillanti le sue verifiche o le sue interrogazioni. Questo le dispiaceva, ma lei sentiva solo la fatica e non ce la faceva più. Quante volte diceva ad Andrea “speriamo vengano presto le vacanze così potrò andare in Egitto a ritrovare la felicità”. Andrea cercava di spronarla, ma si rendeva conto che non era quella la strada: già a scuola le chiedevano di fare questo, poi questo, poi quest’altro ancora. Fatima aveva bisogno d’altro!
Un giorno Andrea aveva combinato uno dei suoi soliti guai. Aveva dato appuntamento a due ragazze alla stessa ora, ma non poteva aiutarle nello stesso momento, anche perché una aveva da fare storia greca, l’altra un tema sui pregiudizi e su come affrontarli. Andrea era lì davanti alle due ragazze e non sapeva cosa fare, quando era entrata Fatima. D’improvviso gli era venuta la soluzione del problema. “Fatima – aveva detto – non è che aiuti Sara a fare il tema sui pregiudizi?” All’indecisione di Fatima, che avrebbe voluto dire “non sono capace”, Andrea aveva insistito, ottenendo il sì della ragazza.
Così Andrea si era messo a lavorare sulla storia greca con Marim e guardava con la coda dell’occhio Fatima che aiutava Sara a parlare dei pregiudizi e a come vincerli.
Finito di lavorare con Marim, Andrea si era avvicinato alle due ragazze, che avevano scritto già tre pagine.
“Fatemi vedere” aveva detto loro e aveva iniziato a leggere il tema, che descriveva i pregiudizi attraverso il racconto di episodi a cui Sara aveva preso parte.
“Bello!” aveva esclamato Andrea “e la seconda parte? Come affrontarli?”
“Ne stavamo parlando” aveva risposto Fatima, “Sara dice una cosa interessante, che il pregiudizio è vinto dall’amore alla verità.”
“E se uno non ama la verità?” aveva ribattuto Andrea.
“Rimangono, ahimè!, i pregiudizi” aveva detto sconsolata Sara.
“Ma che cosa c’entra?” aveva obiettato Fatima “ciò che importa è che io non mi faccia piegare da chi non ama la verità e per questo sono importante io e gli amici di cui mi circondo. Infatti io direi che il pregiudizio si combatte con l’amore alla verità e l’amicizia.”
“Va bene. Finite il lavoro mettendo la parte propositiva.”
“Adesso c’è lei, non può continuare lei?” aveva chiesto Fatima.
“No! Vai avanti tu, stai facendo un bel lavoro con Sara, concludilo” e non aveva ammesso la benché minima obiezione.
Fatima si era rimessa con Sara e in venti minuti avevano concluso il tema.
“Bravissime” aveva esclamato Andrea dopo aver letto l’elaborato. Poi si era rivolta a Fatima chiedendole “Visto che vali?”.
“Ma il mio studio non è così” aveva risposto Fatima.
“Vai a prendere i libri che facciamo le tre poesie di Petrarca come hai fatto aiutando Sara” aveva incalzato Andrea.
“Come?”
“Dillo tu come.”
Fatima era rimasta lì un attimo sovrappensiero, poi aveva detto: “Dice partendo dall’esperienza, leggere Petrarca partendo da me?”
“Sì!”
“Va bene, vado a prendere i libri, ci credo, tentiamoci!”
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