Il tema della povertà educativa è sicuramente complesso perché non è legato solamente all’istruzione e quindi all’abbandono scolastico, ma anche a tutta una serie di condizioni di povertà materiale, economica e sociale del nucleo familiare che conducono a trascurare e/o rinunciare all’educazione e quindi rischiano di condannare i/le giovani ad un futuro di sfruttamento, lavoro povero e sommerso, basse retribuzioni e a un forte rischio di esclusione sociale.



Questa premessa serve per capire che solo con interventi integrati attraverso una sinergia tra i diversi servizi che agiscono sul territorio possiamo cercare di ridurre l’ampiezza del fenomeno. Si parla di povertà educativa quando il/la minore vede negato il suo diritto ad apprendere, formarsi, sviluppare capacità e competenze, coltivare le proprie aspirazioni e talenti. Il fenomeno si è aggravato a causa della pandemia, durante la quale molti bambini e adolescenti non hanno potuto seguire le lezioni in didattica a distanza a causa della situazione di povertà in cui versa la famiglia; si stimano infatti oltre un milione di bambini in condizione di povertà assoluta in Italia. Se colleghiamo a questa cifra la constatazione che i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie con scarse risorse finanziarie ottengono punteggi più bassi nelle indagini che rilevano le competenze ed hanno maggiori probabilità di abbandonare gli studi, ci rendiamo conto della gravità del fenomeno.



In questo contesto le risorse del PNRR, insieme a quelle della politica di coesione e quindi della nuova programmazione 2021-27, assumono un’importanza enorme per mettere a sistema un insieme di azioni integrate e complementari, sia dal lato delle politiche sociali e occupazionali, sia da quello delle politiche per l’istruzione.

Favorire e sostenere l’iscrizione dei bambini/e agli asili nido è importante non solo per la loro crescita personale, diminuendo quindi i rischi della dispersione e dell’abbandono, ma anche per promuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Sappiamo quanto sia fondamentale per le famiglie che il grande investimento del PNRR sugli asili nido venga portato a termine, monitorando attentamente che la percentuale di bambini sotto i tre anni che frequentano il nido sia in crescita costante anche dopo il 2026, anno entro cui utilizzare le risorse del PNRR.



Ma questo non basta: è necessario sostenere la permanenza dei bambini/e nel sistema di istruzione attraverso l’estensione del tempo pieno, il potenziamento del servizio mensa e delle attività sportive e extracurriculari. Sono disponibili 1,5 miliardi per azioni contro la dispersione scolastica, la povertà educativa e per superare i divari territoriali, ripartiti tra le Regioni e distribuiti agli istituti scolastici. Sarà importante dunque effettuare un serio monitoraggio con una valutazione ex post delle azioni intraprese e dei risultati conseguiti per verificarne l’efficacia ed eventualmente apporre correzioni.

Si collocano in questo scenario anche le azioni in favore dell’orientamento dirette a sostenere e guidare gli studenti e le studentesse nella scelta dei percorsi di studio terziari, sia accademici che professionalizzanti. A questo proposito sono particolarmente efficaci per sconfiggere l’abbandono scolastico ed elevare il numero di studenti e studentesse che conseguono una qualifica professionale o un diploma gli investimenti per diffondere il sistema duale nel nostro Paese, consentendo a coloro che sono più inclini ad una didattica mista tra formazione in aula e apprendimento sul lavoro di sperimentare sia forme di alternanza rafforzata che veri e propri contratti di apprendistato.

Dobbiamo infatti tenere insieme le due dimensioni, quella della crescita personale, l’acquisizione di conoscenze e competenze di base e trasversali con l’esigenza di un maggior incontro e dialogo tra scuola e lavoro per abbattere il disallineamento tra domanda e offerta di competenze e aiutare lo sviluppo e l’innovazione delle imprese.

Accanto a questi interventi sul lato dell’istruzione ci sono poi tutte le misure su occupazione e politiche sociali dirette a rafforzare il sistema delle politiche attive e i servizi di presa in carico attraverso cui i lavoratori, ma anche chi è in cerca di occupazione, i disoccupati, i NEET, possono partecipare ad iniziative di formazione, e/o ricevere offerte di lavoro. Anche questo sarà un banco di prova importante per sapere una volta per tutto se il nostro Paese è in grado di dotarsi di un sistema di politiche attive moderno, personalizzato e che sia tarato sui diversi bisogni delle persone. La modifica del reddito di cittadinanza ha fatto emergere con tutta la sua gravità il problema del sostegno alle famiglie in condizioni di povertà; è necessario mettere a punto al più presto un’offerta adeguata di percorsi formativi che possano dotare le persone di quelle competenze di base e trasversali necessarie per vivere e lavorare. Solo così sarà possibile poi investire in un sistema di apprendimento permanente per l’aggiornamento e la riqualificazione più idoneo a rispondere alle sfide delle rivoluzioni digitale e verde.

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