Il premier Draghi nel suo recente intervento agli studenti dell’Its “Caracciolo” di Bari ha affermato che “dalla formazione non dipende solo il vostro futuro, ma quello di tutti noi. Le società più prospere sono quelle che preparano meglio i loro giovani a gestire i cambiamenti”. Il sistema formativo sta per essere investito da una serie di investimenti e interventi.



Dove è necessario intervenire? Che cosa è giusto aspettarsi dal Pnrr nel campo dell’istruzione? Che ruolo possono e debbono giocare i dirigenti scolastici? Ne abbiamo parlato con Ezio Delfino, presidente dell’associazione di presidi DiSAL.

Come affrontare oggi le complessità del sistema scolastico?

Lo si fa realizzando ambienti formativi che introducano gli studenti alla “provocazione” insita nella complessità, offrendo loro un metodo che li abiliti ad essere preparati e resilienti. Si tratta poi di ricomprendere che la transizione può avvenire solo con il coinvolgimento di tutta la comunità che ruota attorno alla vita delle scuole: studenti, docenti, dirigenti scolastici e genitori, reti e istituzioni.



Quali sono le aree di investimento di cui necessitano oggi le scuole italiane?

L’investimento sull’autonomia è lo strumento privilegiato per sviluppare strategie di rinnovamento. È poi prioritaria la manutenzione della qualità dell’insegnamento, anche attraverso la definizione di un efficace modello di selezione e formazione iniziale e in servizio dei docenti e di percorsi che ne favoriscano una carriera interna. Sarà sempre più decisivo progettare metodologie didattiche elaborate da team di insegnanti impegnati in una forte reciproca collaborazione e capaci di ideare ambienti mirati ad apprendimenti personalizzati. Determinante, infine, è la necessità di riallineare la domanda e l’offerta di competenze, soprattutto per le professioni a elevata specializzazione.



Quali priorità deve perseguire prossimamente il sistema dell’istruzione per allinearsi agli obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di sostenibilità?

La priorità sono: la qualità degli apprendimenti, con attenzione specifica alla diffusione tra tutti i giovani di competenze per l’occupabilità e per la vita; il contenimento della dispersione scolastica; l’attenzione all’inclusione; l’apprendimento permanente per tutti, anche in risposta all’evoluzione demografica; il sostegno e il potenziamento dell’educazione civica e dei temi ambientali.

Quali le principali azioni del Pnrr per le scuole?

Il Piano prevede sei riforme entro il 2022: tra queste quella degli Its, dell’orientamento, del reclutamento degli insegnanti e della riorganizzazione del sistema scolastico. Gli investimenti riguarderanno soprattutto due ambiti: l’edilizia scolastica e i contenuti della nuova didattica. Si tratta di 17 miliardi di investimenti, di cui 5 in arrivo attraverso specifici bandi entro novembre 2021 (3 per asili e scuole dell’infanzia, 400 milioni per la riqualificazione delle mense, 300 per le palestre, 800 per le scuole nuove e 500 per la messa in sicurezza degli istituti).

Entro quanto tempo devono essere varate queste azioni?

Il rispetto degli impegni è determinante per l’assegnazione dei fondi europei. È stata istituita una specifica cabina di regia per consentire di fare il punto sull’attuazione dei singoli progetti di investimento sulla scuola e di individuare gli ostacoli che possono presentarsi in modo da poter rispettare il calendario degli impegni.

Il Pnrr come va concretizzato operativamente per favorire il rilancio del sistema di istruzione?

È importante che non sia attuato implementando soluzioni dall’alto, ma secondo una logica che integri l’aspetto “trasformativo” (in termini di innovazione/cambiamento) e quello di “rendicontazione”. Occorre inoltre che i processi di riforma che riguarderanno tutti i settori della Pa siano attuati secondo una lettura integrata e armonica dei diversi sistemi, dunque anche di quello scolastico. La realizzazione del Pnrr dovrà, infine, fare attenzione ai meccanismi di governance e al ruolo delle autonomie regionali e locali – le nuove forme di sussidiarietà – e cogliere l’opportunità del rilancio delle autonomie scolastiche.

Quali sono gli strumenti che il Pnrr dovrà tenere presente, perché funzionali alla promozione di processi innovativi nelle scuole?

Occorre promuovere radicali cambiamenti di processo basati sulla rilevazione sistematica dei risultati raggiunti nell’insegnamento, che permettano continue correzioni di rotta; sull’introduzione di strumenti tecnologici e innovazioni organizzative attuati con investimenti a lungo termine; sull’individuazione di nuovi criteri di selezione, formazione e valorizzazione del merito dei docenti, che tengano conto dell’obiettivo di promuovere attraverso l’insegnamento competenze cognitive e non.

La ricerca e la letteratura attribuiscono all’investimento sulle no cognitive skills (Ncs) una nuova frontiera sulla quale le scuole dovranno puntare. Quale è il suo parere in merito?

È questo un modo nuovo di intendere i processi educativi che tiene conto della personalità dei ragazzi e punta al pieno sviluppo della loro persona. Occorre aiutare lo studente a “imparare ad imparare” attraverso una consapevolezza critica di quanto si vuole insegnare, in un chiaro quadro di riferimento teorico delle Cs, Ncs e dei loro nessi. Occorre anche potenziare metodi educativi che valorizzino l’apporto creativo e interattivo degli studenti durante e fuori dalle lezioni. Decisivo è, poi, superare un approccio individualista all’insegnamento per un incremento delle interazioni e relazioni tra docenti, dirigenti scolastici, famiglie, studenti.

Come il profilo di una dirigenza scolastica può essere all’altezza delle nuove sfide e degli investimenti previsti?

È decisiva la promozione di una governance delle scuole che promuova innovazione e sostenibilità. Occorre che i presidi siano formati e messi nelle condizioni di esercitare un nuovo profilo professionale le cui aree di esercizio siano quelle proprie: le modalità formative (progettazione e realizzazione della didattica); il sistema di monitoraggio delle attività della scuola; la definizione degli obiettivi, dei loro target e della loro misurazione; la gestione delle risorse umane e l’esercizio della leadership educativa.

(Marco Tedesco)

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