Nuove immissioni in servizio di dirigenti scolastici il primo settembre 2024: a fine luglio dovrebbe concludersi il corso-concorso, frequentato, grazie al cosiddetto Decreto Milleproroghe 2023, da 1.971 docenti che avevano partecipato al concorso per dirigenti scolastici 2017 e che avevano pendente un contenzioso giurisdizionale, in diverse forme, legato al mancato superamento della prova scritta. Un emendamento recente al DL 71/2024 Sport e Scuola porterà i corsisti a occupare non solo i 392 posti previsti dal decreto, ma, se andrà in porto il nuovo articolo 12, il 100% delle posizioni vacanti nelle Regioni in cui le graduatorie del concorso ordinario non saranno pronte per il 2024/25 (ovvero tutte).
Resteranno perciò esclusi i partecipanti al nuovo concorso bandito a dicembre 2023. Infatti il concorso ordinario attende ancora la prova suppletiva prevista il 30 luglio, destinata a chi era in reale impedimento di poter svolgere la precedente preselettiva. I vincitori di questa nuova tornata e i concorsisti che superarono la preselettiva di maggio non potranno perciò sostenere la prova scritta prima di settembre/ottobre: si possono nutrire dubbi fondati che si riesca a concludere l’iter dell’ordinario anche per l’anno scolastico 2025-26.
Alle porte ci sono invece nuove proteste: Edscuola ospita una lettera dei “ricorrenti con 59”! Nel documento dichiarano che “dopo svariati anni di impegno, studio, privazioni familiari e sociali, costose preparazioni e qualificati corsi specialistici, hanno sostenuto la prova scritta del concorso DS 2017, con esito negativo, e hanno partecipato, grazie ai ricorsi e al Milleproroghe, allo scritto straordinario del 06.05.2024, superato dall’84,9% dei partecipanti: oggi lamentano di non essere stati ammessi neppure questa volta per “le disfunzioni inammissibili”, riconosciute, a loro dire, dallo stesso ministro e di non esservi riusciti per un solo punto, in presenza di altri ricorrenti che, invece, pur con punteggio più basso, sono stati ammessi dai giudici al corso riservato. Intanto un’altra nota rivista on line del settore diffonde il nome di uno studio legale che raccoglie i ricorrenti alla recente preselettiva dell’ordinario!
E mentre aspiranti e ricorrenti si confrontano, si sta attuando in queste settimane la più grande mobilità dei dirigenti scolastici della storia della scuola italiana: il concorso nazionale del 2017 ha portato molti vincitori lontano dalle loro case ed ecco che l’art. 12 del D.L. 71/2024 per l’anno scolastico 2024/2025 ha reso disponibile non solo il 100 per cento del numero dei posti vacanti, ma anche il 50 per cento dei contingenti regionali dei posti destinati al concorso ordinario.
Così nell’intrecciarsi delle esigenze personali dei dirigenti in servizio e dei diritti riconosciuti degli aspiranti dirigenti, in mezzo a una certa confusione, tutta da governare, con risorse risicate, da parte degli Uffici regionali, si costruisce lentamente il nuovo organigramma dei capi di Istituto per il prossimo anno scolastico.
Il ministero e la Repubblica, di cui il MIM è un terminale operativo, affrontano il nuovo anno rincorrendo soluzioni precarie e circoscritte ai problemi vasti e rilevanti del nostro sistema di istruzione. La dirigenza scolastica nasce nel 2000 con l’autonomia scolastica e con gli anni ne è stata fatta diventare uno dei fulcri, o, forse, il fulcro fondamentale. Eppure il reclutamento delle figure apicali dell’autonomia scolastica (DS e DSGA, i capi delle segreterie che svolgono un ruolo preziosissimo e imprescindibile negli istituti) non ha costituito per i decisori politici e amministrativi un punto fondamentale su cui investire uomini, risorse, tempo e, soprattutto, una costante e continua attenzione. Così concorsi troppo diradati nel tempo e allungati da infiniti contenziosi per gli errori nelle prove o nelle modalità da espletare, hanno lasciato sguarnite le scuole, e progetti ambiziosi, o, sarebbe meglio dire, velleitari, si sono arenati nella dura realtà di un’amministrazione che pretende di risparmiare sulla selezione del personale, finendo con lo sprecare le risorse nei contenziosi infiniti e nelle ammissioni erga omnes, senza nessuna reale valutazione dei nuovi assunti.
E per capire come si dilazionano i tempi in questo settore, basti pensare che, secondo una notizia del 22 luglio 2024, è stato approvato in Consiglio dei ministri e dovrà passare alla Corte dei Conti il nuovo Contratto nazionale dell’Area Dirigenti: è il CCNL 2019-21, scaduto da sei anni! In mezzo a tanti ritardi e disattenzione soffre non solo il volto dell’amministrazione pubblica, ma soprattutto l’offerta formativa reale delle scuole autonome, che non possono oggi prescindere da una qualificatissima professionalità non solo per affrontare problemi quotidiani e grandi progetti europei, ma soprattutto per dare risposta alla domanda educativa di formazione e istruzione dei bambini e dei giovani del nostro Paese.
In tali condizioni le centinaia di nuovi dirigenti neoimmessi in ruolo a settembre 2024 sapranno cogliere che in questa esigenza consiste la grande e più vera sfida dell’autonomia?
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