Come gestire il problema (insanabile?) dell’organico di inizio anno? Rispondere a questa domanda non è facilissimo. Tanti sono i fattori sostanziali che si intersecano nel determinare, nei fatti, che ad inizio anno tutte le classi dei nostri studenti abbiano i docenti in cattedra.

Partiamo da alcuni elementi imprescindibili:
– la definizione dell’organico (di diritto e di fatto);
– il numero dei posti vacanti e disponibili utili per le assunzioni e la mobilità;
– il numero dei posti disponibili per le supplenze;
– il numero delle classi e la loro residuale variabilità prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.



La domanda vera è: quando l’amministrazione ha contezza precisa dei dati che caratterizzano queste variabili interconnesse?

Senza pretendere di fare una disamina tecnica, che non è possibile in questa sede, basti dire che si tratta di processi che impattano un intero anno scolastico. In buona sostanza, per preparare l’avvio di un nuovo anno scolastico ci vuole (e non è un bisticcio di parole) un anno intero. Infatti, per determinare quanti posti saranno vacanti e disponibili per il nuovo anno, occorre sapere quante unità di personale andranno in pensione, ovviamente distinto per categorie, ma anche quante nuove classi si formeranno (o si perderanno), mentre ai pensionamenti ordinari si sommano i posti che si rendono solo momentaneamente disponibili perché le diverse professionalità potrebbero transitare, per esempio, da posto intero a part time, spostarsi per mobilità, prendere una aspettativa, un permesso lungo per riserva di legge, eccetera. Cioè, in buona sostanza, la definizione, per tutta una serie di motivi/opportunità consentite contrattualmente, dei posti a tempo determinato.



E la formazione delle classi, in termini numerici, deve rispettare la tempistica delle iscrizioni, sebbene si possa ragionare preventivamente sul pregresso e sulla serie storica più o meno attendibile.

Già nel considerare queste coorti di dati che, a loro volta contengono variabili diverse (per esempio, quanti alunni diversamente abili, la capienza delle aule, scuole di montagna o sulle piccole isole e così via) si comprende agevolmente che si tratta di procedure non semplici, che richiedono tempi propri che devono coniugarsi, ulteriormente, con le scadenze della mobilità. Fase, quella della mobilità, che, in realtà si completa aggiungendo a quella “definitiva” anche quella “temporanea”, costituita dalle utilizzazioni e dalle assegnazioni provvisorie.



Se a tutto ciò si associa la ponderosità delle procedure concorsuali che dipendono dalla operatività delle commissioni, formate da personale che ha responsabilità proprie dal punto di vista professionale (un dirigente scolastico, un docente, un assistente amministrativo, un Dsga), è facile immaginare l’intersecarsi non automatico delle condizioni che determinano l’ordinato avvio dell’anno scolastico. A rifletterci non è affatto semplice governare le intersezioni di questi insiemi.

Si aggiunga il fatto che gli uffici cui sono demandate queste operazioni, sebbene si tratti di personale profondamente affidabile, che non va in vacanza mentre il resto dell’Italia sì, non sempre è in numero adeguato. E che le procedure informatizzate per quanto complesse e semplificative non riescono, sempre, a tenere conto, in quanto procedure e non persone, della complessità in gioco.

È una lotta contro il tempo, contro i numeri, contro gli imprevisti e contro ogni possibile logica di previsione.

Eppure, non è ineluttabile.  In questo nuovo anno si anticipa di molto il termine per la presentazione delle istanze di collocamento a riposo del personale, contemporaneamente alla programmazione territoriale della rete scolastica e dell’offerta formativa per il prossimo anno scolastico. Un passo significativo che porterà i suoi buoni frutti in quanto è necessario un lavoro di rete con altri organismi istituzionali, l’Inps per le pensioni, province ed enti locali per il dimensionamento, le istituzioni scolastiche per la loro parte. In sintesi, il “meccanismo” con cui si governa la definizione dell’organico è potente, articolato e complesso. Senz’altro migliorabile.

Il nuovo anno è partito anche con alcune innovazioni di sistema, secondo quanto previsto dal Pnrr; tra queste, le nuove modalità di reclutamento consentiranno, a regime, di “oltrepassare” i canonici meccanismi per immettere in ruolo personale esperto e, soprattutto, vocato alla professione dell’insegnare.

Non direi, quindi, che è insanabile il problema dell’organico a inizio anno; è multiforme e non potrebbe essere altrimenti. Aut viam inveniam aut faciam (A forza di farcela, ce la facciamo).

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