Cosa sta veramente succedendo nelle scuole in questo agosto dell’anno del Covid, infuocato di polemiche? Lo scenario, ben noto, è ricco di problemi e alcuni di essi non saranno risolti perché appartengono alla categoria della impossibilità. Un intero Paese, che è fatto di cittadini, ha ignorato per anni che i tagli scellerati – (quelli orizzontali, ricordate?) – ci elargirono, a pioggia, classi sovraffollate. Vogliamo parlare di arredi desueti in scuole scalcagnate che attendono da tempo immemorabile interventi di messa in sicurezza?
Anche la famigerata legge 107 (“Buona Scuola”), alla fine della giostra, ci ha regalato più docenti da ospitare nelle stesse classi alloggiate nelle stesse aule del ventennio precedente (se va bene). La scuola, pilastro della vita sociale, culla delle nuove generazioni, luogo di cultura e di futuro, è una bella palafitta che si regge sugli stecchini. Ed è inutile menare il can per l’aia che, notoriamente, e anticamente, è il luogo privilegiato in cui vivono le galline: il cane abbaia, le galline girano in tondo chiocciando e si genera una bella confusione. Ecco, se smettessimo di credere che tutti i problemi della scuola sono stati generati dal Covid-19 e che vanno risolti con la solita bacchetta magica faremmo un passo innanzi di verità e sarebbe un serio punto di partenza.
Ma questo, appunto, è solo lo scenario. In questi ultimi mesi, altra vita vibra nelle scuole. Una vita operosa che non si alimenta di polemiche. Non ce ne sarebbe tempo. Proviamo a guardare cosa si sta generando in termini di generosità professionale, di risorse umane al lavoro senza tempo e senza spazio, senza remunerazione aggiuntiva rispetto alle incombenze. Ecco cosa emerge come capacità di risposta della scuola. Dirigenti e staff, addetti e responsabili ai servizi di prevenzione e sicurezza, Rsu, commissioni di lavoro, dall’orario all’organico, il personale Ata a pieno ritmo, tutti al lavoro.
Si prendono misure, si formulano ipotesi organizzative, si contattano gli enti locali, si cercano soluzioni, si sgombrano sgabuzzini e scantinati, si fanno videoconferenze, si studiano linee guida, si compilano monitoraggi, si cercano confronti. Si convocano consigli di istituto e vi partecipano pienamente, come non mai, genitori e studenti, anche quelli già maturati che potrebbero starsene in vacanza. Si procede con la pulizia accurata, si spostano suppellettili inutili. C’è da dire che siamo tutti molto stanchi ma nessuno, anche i presidi che devono andare in pensione al 1° settembre, si tira indietro.
C’è un’Italia che parla e un popolo operoso. Certo non riusciremo, senza spazi alternativi, in sicurezza, a “infilare” la scuola pre-Covid nella nuova dimensione generata dalla pandemia, e proviamo a lavorare esercitando i “poteri” dell’autonomia. E tra tante preoccupazioni e incognite, moltiplicando spazi e tempo scuola ci stiamo anche riuscendo. Facendo i conti con la finta generosità di tanti. “Non puoi vivere da due parti, dalla parte della realtà e dalla parte del sogno, così ti vengono le allucinazioni” (Antonio Tabucchi).
Come sempre, grazie al Cielo, la realtà è più grande.