Se dovessi consigliare a qualcuno che si avvicinasse in questo momento al mondo della scuola qualche lettura per entrare nel vivo delle aule scolastiche, tra le cose che mi verrebbero in mente ci sarebbero sicuramente le strisce dei Peanuts, il celebre fumetto ideato da Charles M. Schulz nell’America degli anni 50 e arrivato in Italia una decina di anni dopo, con diverse vicende editoriali.



Non è soltanto la ricorrenza della loro comparsa sulla stampa italiana a suggerirmi questa idea che potrebbe sembrare un po’ bizzarra e poco accademica: le vicende di Charlie Brown, Snoopy, Lucy, Sally, Piperita Patty e gli altri personaggi mi hanno sempre appassionato e divertito, portandomi al contempo – grazie all’ironia leggera che la penna di Schulz sa costruire ed esprimere – a riflettere sulla mia professione, nella quale è molto importante provare ad immedesimarsi con gli studenti che si hanno davanti e con i loro bisogni per trovare strade che li possano raggiungere.



Penso che i Peanuts, con le loro vicende disegnate con inquadrature rivolte sui banchi di scuola o sul tavolo in cui Lucy svolge i compiti assegnati e in cui gli adulti compaiono sempre in fuoriscena, aiutino a guardare quello che è un risvolto che talvolta rischia di restare sconosciuto o lontano per i docenti: quello cioè dello svolgimento, del percorso, lo spazio tra la domanda dell’insegnante e la risposta dell’alunno.

Gli adulti, nelle inquadrature di Schulz, non compaiono: ma la loro presenza di fronte ai banchi su cui siede Piperita Patty o vicino alla lavagna in cui i protagonisti presentano le loro ricerche, o dentro l’ufficio del preside dove spesso finiscono per qualcosa che hanno combinato si avverte, e le loro risposte alle domande o alle osservazioni degli alunni si fanno sapientemente sentire nelle battute degli stessi ragazzi. Tuttavia, nelle strisce dei Peanuts dedicate alla scuola, sono gli adulti a provocare il tentativo di risposta degli alunni e a far emergere le difficoltà e i bisogni che quei personaggi bambini manifestano con la loro semplicità sincera.



“Pensi, maestra pensi!” implora Piperita Patty dopo aver chiesto alla sua insegnante di domandarle qualcosa che lei potesse sapere. Alle prese con difficoltà di apprendimento che si manifestano in diversi campi (dal calcolo alla lettura e alla scrittura), Piperita sarebbe considerata oggi un’alunna con “bisogni educativi speciali”: le intramontabili vignette del suo autore mostrano agli insegnanti il vissuto che un’alunna come lei (e come tanti altri) percepisce nella scuola, ricordando insieme che il compito di un insegnante è quello di osservare e dare spazio alle difficoltà dei suoi alunni, addentrandosi in esse in tutti i loro aspetti, al fine di trovare gli strumenti, le strategie, le modalità, ma soprattutto una comprensione non formale che possano aiutarli a stare bene nella scuola e ad imparare, arrivando in qualche modo a fargliela “capire”, cioè sentire un po’ più loro. “Non capisco il quarto esercizio” dice Piperita a miss Swanson; “non capisco neanche gli altri” aggiunge e poi, in un climax ascendente, arriva a dichiarare di non capire la matematica e, a dire il vero, “nemmeno la scuola”.

C’è un altro personaggio dei Peanuts le cui vicende sono legate in gran parte al mondo della scuola: Sally Brown è spesso alle prese con i compiti che le danno le maestre; al suo fianco, mentre compila interminabili fogli di lettere da ricopiare o testi da scrivere ha il fratello maggiore (Charlie) che osserva con partecipazione e allo stesso tempo con un certo ironico distacco i primi passi della sorella con lo studio e la scrittura. Se si rifiuta di disegnare una fattoria perché non l’ha mai vista (e per questo finisce dal preside), se per la ricerca su George Washington rifiuta il consiglio che riceve da Charlie Brown di utilizzare come fonte l’enciclopedia e preferisce aspettare (se è fortunata!) che diano qualcosa su di lui in tv, se nella ricerca su Abramo Lincoln mischia le vicende del presidente americano con il personaggio biblico di Abramo, se fatica ad imparare le tabelline e chiede consiglio al fratello sugli aspetti di socialità di cui la scuola è fatta, Sally Brown che “odia la scuola” fa sorridere adulti e bambini con i suoi infiniti tentativi di cavarsela nell’affrontare il suo percorso scolastico, generando una leggerezza e una lievità che porta ad abbracciare anche gli errori che a ciascuno di noi (alunno o insegnante che sia) capita di fare nella scuola e nella vita.

Non so come avrebbero reagito oggi Sally Brown o Piperita Patty alla didattica a distanza che la pandemia da Covid-19 ci ha portato a sperimentare e a condurre. Non so cosa avrebbero combinato con il distanziamento, le mascherine, con gli strumenti informatici che stiamo usando per fare lezione. So però che ogni insegnante, anche oggi, ha nelle sue classi una Sally Brown e una Piperita Patty, e che in fondo in ognuno di noi c’è una Piperita Patty e una Sally Brown: è per loro, con loro, e con quello che di loro c’è in ognuno di noi, che abbiamo bisogno di lavorare con passione e attenzione nella scuola.

È per questo che le vignette di Charles M. Schulz possono aprire prospettive interessanti per chi, oggi, entra per la prima volta in un’aula scolastica come per chi lo fa già da diversi anni.

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