L’8 ottobre Invalsi ha presentato i risultati internazionali ed italiani della rilevazione di Creative Thinking (Pensiero creativo) tenutasi a cura di Ocse-Pisa nel 2022. Pisa fin dall’inizio ha affiancato alle rilevazioni sugli ambiti di Lettura, Matematica e Scienze altre rilevazioni opzionali su ambiti trasversali a partire dal Problem Solving del 2003 (che aveva rivelato sovrapposizioni molto forti con l’ambito matematico) passando per il Global Competencies del 2018, che non aveva riscosso consenso unanime a causa probabilmente di un’impostazione ideologica molto occidentale-post caduta del Muro. Testimonianza del fatto che Pisa non ha mai considerato i tre ambiti canonici come esaustivi, ma anche, soprattutto negli ultimi tempi, della necessità di arricchimento dei campi di indagine a causa della relativa stagnazione dei risultati – salvo il balzo in avanti delle tigri asiatiche – e della difficoltà ad individuare elementi di sistema utili per il miglioramento.



La rilevazione sul pensiero creativo si inserisce in questo contesto.

Nella presentazione Invalsi un ampio spazio è stato giustamente dedicato alla presentazione del Framework ed anche di alcune prove esemplificative, che sono a disposizione nella registrazione visibile su Youtube. Interessante anche una descrizione dettagliata del percorso di valutazione, che può dare una idea dell’attendibilità dei risultati. Già a proposito degli ambiti cognitivi, questa attendibilità è nel nostro Paese ampiamente messa in discussione nei quasi 25 anni intercorsi dall’inizio della vicenda Pisa ed Invalsi, anche se nel frattempo non si direbbe che molti dei discussant si siano decisi a dare una occhiata alle prove per contestarle su base seria. Ambiti più impalpabili, come quello del pensiero (creativo), sono oggettivamente più delicati da trattare, perché potrebbero prestarsi maggiormente a manipolazioni ideologico-valoriali.



In linea di massima si può dire che da Pisa il pensiero creativo viene ritenuto importante perché i cambiamenti rapidi e l’irrompere dell’intelligenza artificiale (AI) rendono necessario che l’uomo sviluppi un pensiero critico e creativo nel quale è più difficile, se non impossibile, sostituirlo. Tre le aree di interesse: il successo nel mondo del lavoro, la formazione continua e lo sviluppo personale. Un elemento importante di questa analisi è che si ritiene che questa abilità possa essere coltivata e sviluppata. Perciò è abbastanza chiaro che qui non si parla né della creatività geniale che esprimono (fortunatamente) pochi individui e che nel corso dei secoli ha operato vere e proprie svolte nei diversi campi della civiltà umana, ma neppure di una divergenza di massa sulla base di una ignoranza felice.



Del resto i risultati dicono che non si diverge radicalmente dalle misure dei tre campi cognitivi, anche se si registrano interessanti variazioni.

La prima domanda che può interessare gli italiani è: a che punto siamo nella graduatoria? siamo risaliti? Poiché il grande argomento degli oppositori di Ocse Pisa è che gli italiani sarebbero magari mediocri nelle conoscenze “morte” ottusamente  riproduttive, ma quando si parla di creatività…La risposta è che le cose non cambiano: noi siamo sempre nel gruppo di coda, anche se alla sua cima, dopo i soliti Singapore, Sud Corea, Australia etc. nel gruppo apicale e dopo Francia e Germania nel gruppo di mezzo. Non è che però non ci siano variazioni, tanto è vero che Macao e perfino Hong Kong non confermano i loro risultati apicali ed il Portogallo risale significativamente. A testimonianza del fatto che Creative Thinking non fotografa la stessa identica situazione delle rilevazioni su Lettura, Matematica e Scienze. E che fotografa invece una maggiore differenza nelle prestazioni dei diversi Paesi, che vedono in cima Singapore ed in fondo l’Albania.

Probabilmente questo è dovuto al fatto che, mentre i tre ambiti canonici riposano comunque su una base scolastica, in questo campo l’attenzione dei diversi Paesi è probabilmente molto diversificata, e che i componenti dei gruppi di ricerca che definiscono framework e prove appartengono a Paesi che riportano buone posizioni, anche poiché riflettono una maggiore presenza di questa impostazione nel mondo dell’accademia e della ricerca e pertanto anche nelle scuole. Interessante anche il livello di differenziazione all’interno dei diversi Paesi, che vede in cima l’Arabia ed in fondo la Danimarca: un dato sociologicamente interessante e a occhio attendibile. Massima divergenza di ESCS (indicatore di status sociale, economico e culturale, ndr) da una parte ed egualitarismo in chiave protestante dall’altra. Il che dà anche lo spunto per una riflessione sul fatto che leggere i risultati senza un’analisi storica, sociologica ed anche ideologico-valoriale rischia di essere poco produttivo.

Da noi le classifiche si sgranano al solito identico modo: sia fra le diverse macroaree (NordEst, NordOvest, Centro, Sud e Sud Isole) con la sola eccezione del Sud Isole che supera, differentemente da quanto avviene anche nelle analisi nazionali, il Sud (effetto Sicilia?); sia per le tipologie di scuola, che vedono in cima i licei ed in fondo i centri di formazione professionale.

Molti indicatori anche qui confermano che l’Italia si caratterizza per un significativo addensamento al livello medio-basso che limita, in paragone con i Paesi con risultati simili, il livello basso, ma latita nelle eccellenze. Il 76% raggiunge il livello 3, cioè il livello base, con un buon risultato, ma abbiamo solo il 22% dei livelli alti a confronto con la media Ocse del 27%. Le differenze di status economico-sociale sono meno forti anche nei risultati di Creative Thinking in Italia che nella media dei Paesi Ocse, e poiché l’ESCS è fortemente predittivo dei risultati, ne viene che, al solito, i top performers mancano. Il che, attenzione, non vuol dire che da noi manchino i ceti privilegiati dal punto di vista del livello di istruzione e di professione, ma che i figli di questi ceti non esprimono risultati classificabili come eccellenti al pari degli altri Paesi comparabili. Un dato ormai costante a partire dal 2000.

Quanto al genere, le ragazze superano ovunque i maschi anche se nel nostro Paese, che invece è connotato da un gap che persiste come significativo in Matematica a svantaggio delle ragazze. In Creative Thinking però la differenza Ocse del 3% a favore delle ragazze diventa in Italia un più modesto +1,8%. Forse una maggiore disponibilità ad un compito particolarmente impegnativo e per tanti aspetti ”disinteressato”, tipico del senso del dovere e della responsabilità che a quanto pare, nonostante certe apparenze, le ragazze continuano ad ereditare, non si capisce se dalla genetica o dalla storia. E questo nonostante il fatto che le maggiori assonanze con gli ambiti cognitivi si ritrovino per tutti i Paesi con i risultati in Matematica che notoriamente vedono una superiorità maschile anche se gradualmente erosa (purtroppo in misura minore in Italia).

In conclusione, è una impostazione, quella della rilevazione di Creative Thinking, che sembra discostarsi dalla valutazione (o autovalutazione) diretta delle cosiddette competenze socio-emotive. In questi casi, più che di un percorso convergente con il cognitivo come sembra essere quello di Pisa, sembra di poter intravvedere un percorso parallelo, se non per certi versi divergente ed al limite sostitutivo. Che però può incorrere in rischi di labelling o etichettamento, più significativi poiché si tratta essenzialmente di comportamenti a forte più o meno implicito contenuto valoriale. A 11 anni si è molto sereni, se non soddisfatti, se si è etichettati come asini in matematica, meno se incapaci di responsabilità e cooperazione.

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