Quando penso ai legami – al concetto di legame – mi viene in mente il vecchio Priamo, re di Troia nell’Iliade omerica, che osa avventurarsi nell’accampamento nemico dei greci, addirittura nella tenda del terribile Achille, colui che gli ha ucciso il figlio, per pregarlo di restituire il corpo massacrato di Ettore.
Se penso al legame, penso a ciò che unisce questi due personaggi così lontani: il vecchio triste Priamo e il rabbioso Achille. Il Pelìde avrebbe potuto immediatamente uccidere il re nemico, in un solo attimo; eppure in quel momento, quando si trovano uno davanti all’altro, quando Achille rimane basito nel trovarsi di fronte il vecchio re di Troia, qualcosa d’improvviso li unisce, qualcosa li lega; e questo qualcosa è il senso del fato, il senso del destino.
Achille e Priamo piangono, perché si accorgono di essere in mano al fato, perché sanno che c’è qualcosa di più grande di loro, di immenso, da cui le loro vite dipendono, qualcosa che li prende e li domina. Per rispetto a questo senso del fato – che tocca Priamo, che ha toccato Ettore, che tocca Achille e che tocca anche il padre di Achille, Peleo – per il rispetto, e anche per la soggezione a questa grande presenza, i due sono uniti tra loro in quel momento. Si guardano e hanno negli occhi qualcosa che li unisce.
Il vero legame è quello che propose anche Cristo, nel Vangelo. Era nella sinagoga. A un certo punto lo cercano sua madre e i suoi più stretti amici. I custodi del tempio lo fermano mentre sta parlando: “Tua madre è alla porta, i tuoi parenti ti stanno cercando”. E Gesù risponde: “Chiunque fa la volontà di mio Padre”, chiunque è figlio di questo Mistero immenso che è Dio, “quello è mia madre, mio fratello e il mio parente”. Con quello c’è un legame profondo. Il legame più stretto non è dovuto al sangue familiare – tutti possiamo sperimentarlo – quanto a quello che ci unisce a coloro con cui il Destino ci fa incontrare. A coloro che vivono con profondità il senso del Destino.
Anche il legame con gli studenti è di questa natura: il conoscere, lo studio della realtà, ci mette di fronte a qualcosa di sproporzionato e immenso, che non si finisce mai di esplorare. Questo viaggio nella realtà ci fa accorgere della nostra comune natura di bisogno, di appartenenza a un senso della vita che ci supera continuamente e che, attraverso le materie, cominciamo a percepire e toccare con mano. E questa scoperta continua si intreccia con la scoperta di se stessi, del proprio io, che avviene attraverso relazioni e dialoghi.
All’inizio, nel mezzo o alla fine di un anno scolastico non è questo senso del Destino che ci fa sentire vicini e legati?
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