È di questi giorni l’annuncio di “Come cambia l’esame di Stato”, dato dal ministro Fioramonti, che aveva inizialmente dichiarato che non avrebbe toccato la maturità. Nel mirino, in particolare, troviamo il sorteggio delle buste per l’avvio del colloquio. Tuttavia, l’impianto rimane aderente al decreto legislativo 62/2017, i ritocchi sono solo procedurali.



Colpiscono, però, le motivazioni dichiarate dal ministro: “Non vogliamo che l’esame di Stato sia uno stress per i maturandi. Non devono esistere trabocchetti. L’esame di Stato è momento di confronto e valutazione e non una roulette. Non siamo al Casinò. Non voglio che l’esame di Stato diventi una corsa al massacro”. Caspita! Che cosa cambia, allora, per i maturandi?



Maturità 2020, cosa non cambia

1. La storia c’è sempre stata e non è mai stata cancellata. Nel 2019 era sparita la vecchia tipologia C, nella quale comunque si avventurava un’esigua percentuale di studenti. Ma la nuova normativa, approvata nel 2017 con il decreto legislativo n. 62, prevede espressamente per le prove scritte l’ambito storico, oltre che artistico, letterario, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. Tanto è vero che la storia era presente nelle simulazioni nazionali e nella prova d’esame di giugno 2019.

Una delle tre proposte di tipo B, analisi e produzione di un testo argomentativo, riguardava appunto “L’eredità del Novecento” e richiedeva allo studente conoscenze approfondite sui temi storico-sociali del XX secolo. Da quest’anno, il tema di storia “sarà nella seconda tipologia di tracce, obbligatoriamente come una delle opzioni”. Insomma, il generico “ambito storico” sarà inserito sempre nella tipologia B.



2. Non ritorna la tesina, espressamente cancellata con la riforma Fedeli del 2017. Nessun rammarico, perché, diciamo la verità, era generalmente l’emporio dello scopiazzamento, spesso senza pudore né vergogna.

3. Svolgimento delle prove Invalsi e dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex Asl) sono requisiti per l’ammissione previsti nel decreto legislativo 62/2017. L’anno scorso c’è stata una sospensione in via transitoria. Quest’anno la norma trova piena applicazione.

Basta con la “roulette” del sorteggio delle buste

Il sorteggio delle buste sarà eliminato per evitare il “massacro”, la “roulette” da Casinò, come dice il ministro, che crea tanta ansia ai maturandi. Questo meccanismo è stato introdotto lo scorso anno dal ministro Bussetti. Costituisce l’aspetto più critico del nuovo esame, elaborato nella sostanza dalla precedente ministra Fedeli (decreto legislativo 62/2017). La procedura certamente è complicata e non facile da gestire per le commissioni, ma sarà archiviata perché troppo “ansiogena” per gli studenti.

In realtà, il candidato veniva a trovarsi in una situazione “non nota” (dopotutto è un esame) abbastanza simile a quando c’era la terza prova, che nei contenuti doveva essere scelta lì per lì fra più possibilità il giorno stesso dello svolgimento. Anche quella era una specie di “roulette”, perché, in teoria, potevano essere coinvolte tutte le materie senza alcuna previa comunicazione (anche se era diffusissima la prassi di avvertire gli studenti, per risparmiare loro il “massacro”, come emerge dai sondaggi fatti allora).

Comunque adesso basta con la “roulette”o “lotteria” delle buste. Fermo restando che il colloquio dovrà partire comunque dai famosi materiali da proporre agli studenti, come prevede il decreto legislativo 62/2017. Sembra, forse, che saranno resi noti in anticipo, per evitare lo stress della situazione “non nota”. Attendiamo le nuove indicazioni operative.

Lo stress per i maturandi

Non si può stressare troppo gli studenti. Stando alle dichiarazioni di cui sopra, è questa la logica alla base della cancellazione del meccanismo delle buste. Premesso che la prima causa di stress per gli studenti e le famiglie sono i cambiamenti continui e l’incertezza fino alla vigilia dell’esame, con chiarimenti tardivi e poco illuminanti, la filosofia del “Non vogliamo che l’esame di Stato sia un motivo di stress” ha radici molto lontane, praticamente nel clima post sessantottino.

In quegli anni, il modello pedagogico precedente fu travolto. Nel bene, grazie alla libertà educativa, e nel male, perché è stato progressivamente distrutto qualsiasi modello basato sull’autorevolezza dell’adulto, inseguendo il principio che non si deve stressare il ragazzo.

Prima dell’era delle riforme, l’esame di Stato consisteva in quattro prove scritte e l’orale su tutte le materie dell’intero corso (un massacro!). Da inizio anni Settanta, grazie alla prima riforma radicale del ministro democristiano Fiorentino Sullo, l’esame passò a due prove scritte e due materie per il colloquio, di cui una a scelta del candidato.

Da allora l’esame di Stato è stato modificato molte altre volte, sempre con l’obiettivo di facilitare l’uscita senza stressare gli studenti, o di risparmiare sui costi delle commissioni. Si può anche essere ammessi con delle insufficienze. Manca solo che gli studenti sappiano per tempo su quali argomenti verterà il colloquio.