Il tema delle character skills è stato rilanciato all’interno dell’Università degli Studi di Urbino con un recente convegno organizzato dal Centro Culturale “E. Mounier” di Acqualagna, che sta diventando un punto di riferimento importante per le attività culturali dell’entroterra della Provincia di Pesaro/Urbino. Hanno offerto il loro contributo il prof. Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, e l’on. Paolo Lattanzio, deputato e relatore della legge sulle “non cognitive skills” (Ncs).
Il magnifico rettore dell’Università di Urbino, prof. Giorgio Calcagnini, ha portato il suo saluto ricordando che la tematica dell’umano, messa in evidenza da molti studiosi, è fondamentale nella nostra civiltà perché al giorno d’oggi agli studenti e ai dipendenti non si chiede solo il sapere tecnico ma la capacità di interagire con gli altri e l’ambiente circostante. Presente anche il consigliere di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo del Metauro, Amedeo Montanari, sponsor della manifestazione, che nel saluto ha sottolineato come la caratteristica delle banche del territorio sia la relazione con il cliente.
Lattanzio nel suo intervento sulla proposta di legge ha ribadito che essa vuol fare uscire la scuola dalle secche burocratiche e strutturali in cui è imprigionata e rilanciare il tema educativo e di promozione sociale, in particolare per i ragazzi più fragili. Il corpo docente e il mondo della scuola si trovano di fronte ad una sfida epocale e devono diventare attori e protagonisti del cambiamento pedagogico ed educativo: solo il connubio tra non cognitive e cognitive skills, può permettere ai ragazzi di affrontare le enormi sfide che il mondo ci sta mettendo davanti. La didattica a distanza, causata dalla pandemia, ha messo in rilievo le differenze territoriali e scolastiche perché sono riuscite a lavorare in maniera soddisfacente solo quelle scuole che più avevano innovato sulla didattica e che avevano un rapporto empatico con i ragazzi.
Le Ncs non sono una nuova materia di insegnamento, ma una sfida al corpo docente sull’educazione e formazione dei ragazzi per migliorare non solo le loro conoscenze ma anche la capacità di adattarsi, da protagonisti, ai continui cambiamenti sociali e tecnologici che stanno avvenendo. Esse sono piuttosto una sensibilità, un approccio pedagogico ed educativo che aiuta a far emergere e a sviluppare la personalità, e non può essere il medesimo in tutti gli ambienti e tempi.
La sperimentazione di queste nuove competenze dovrà avvenire nella scuola italiana fin dalla fase dell’infanzia (sta già avvenendo in alcuni territori dove la scuola funziona). Inoltre esse hanno un impatto positivo sulla prevenzione dei comportamenti devianti: educare all’emotività e alla relazione in un tempo in cui la violenza è diventata parte del nostro vissuto quotidiano, come i fatti di cronaca ci documentano.
Viviamo in un mondo complesso e in continuo cambiamento, per cui occorre una “global competence” per orientarsi e viverlo come un’opportunità e non una condanna; per far questo occorre sviluppare tutti i lati della personalità del giovane, anche quelli socio-emozionali, altrimenti egli non entrerà nel mondo della scuola e in quello del lavoro con quella sicurezza ed energia di cui abbisogna.
Ci sono due fatti che ci confermano l’importanza di una educazione che tenga conto degli aspetti psico-sociali, emozionali e di relazione: lo smartworking, che avrà un impatto sul concetto stesso di mondo del lavoro, ed il fenomeno delle dimissioni di massa (great resignation) dei 40-50enni in posti apicali ma che non vedono più nel lavoro la realizzazione della propria emotività e della propria esistenza.
La nuova normativa prevede delle linee guida su come sviluppare la sperimentazione nazionale all’interno dell’autonomia scolastica, con l’obiettivo di valutarne i risultati dopo il triennio. Infine Lattanzio ha terminato ricordando che Aldo Moro aveva anticipato il tema nel 1958, quando da ministro dell’Istruzione aveva introdotto l’educazione civica come collante fra lo studio e la vita sociale.
Vittadini presentando il volume Viaggio nelle Character Skills ha analizzato le difficoltà degli studenti italiani aggravate dalla pandemia: il 30% dei ragazzi non si sono collegati per problemi di rete e fra quelli che si sono collegati è venuta meno la relazione fra pari e quella educativa, aumentando sentimenti di sfiducia e fatica nel ritornare alla normalità. L’abbandono scolastico ha raggiunto punte annuali di 543mila unità, pari al 13,1% del totale, che insieme al 7,1% di dispersione implicita porta a stime di perdite di 1 ragazzo ogni 4, mentre al Sud si scende a 1 su 3, ragazzi che presumibilmente andranno a costituire i 2,2 milioni di Neet italiani che non studiano né lavorano.
Ad incidere sull’abbandono scolastico non sono solo o prevalentemente gli aspetti legati alle condizioni socio-economiche e culturali famigliari; risultano determinanti l’ambiente scolastico, la preparazione degli insegnanti e le relazioni con gli stessi e il gruppo dei pari. Oggi i ragazzi sono più fragili affettivamente e quindi le proprie caratteristiche personali e di storia incidono, a volte in maniera determinante, sulle difficoltà scolastiche, per cui vanno aiutati a riscoprire l’aspetto motivazionale, di ragioni e di gusto della vita per accrescerne l’autostima.
Ecco come l’aspetto delle Ncs acquisisce un’importanza fondamentale per la formazione: nei giorni scorsi ha avuto ampia eco la notizia che il 51% dei 15enni italiani è incapace di comprendere il significato di un testo scritto.
Occorre ricordare che il primo a studiare queste abilità è stato il Premio Nobel per l’economia James Heckman alla fine degli anni 90. Egli cominciò ad indagare la scuola americana per capire perché non riusciva a formare adeguatamente le persone e ha preso in prestito dalla scuola psicologica americana le Ncs per capirne l’interazione con le competenze cognitive.
I suoi studi hanno di fatto mostrato come esse condizionano l’apprendimento e le abilità lavorative: possono cambiare in maniera significativa nel corso del tempo e dei luoghi. Ha verificato, inoltre, su gruppi di studenti aventi la stessa capacità conoscitiva, come gli abbandoni dipendano soprattutto dagli aspetti non cognitivi della personalità.
Le Ncs per lo studioso americano diventano tratti della personalità innati e formati dall’interazione con l’ambiente che condiziona l’apprendimento e le abilità lavorative e quindi entrano a far parte del character delle persone. I suoi studi dimostrano che uno sviluppo di esse aumenta la produttività nel lavoro: soprattutto in un mondo in cui la conoscenza diventa obsoleta velocemente, danno all’individuo quella capacità di “imparare ad imparare” che è determinante per non trovarsi esclusi.
La ricerca effettuata sulle scuole della provincia di Trento da Vittadini e altri studiosi ha messo in evidenza come una variazione negli aspetti non cognitivi della personalità (ad es. stabilità emotiva) porti ad un miglioramento dei risultati Invalsi: gli aspetti che denotano una maggior maturità degli studenti aumentano le competenze cognitive, mentre quelli che denotano fragilità portano a risultati peggiori in termini di conoscenza.
Nonostante tutte le evidenze empiriche e gli apporti metodologici, senza luoghi scolastici unitariamente tesi a sviluppare la personalità degli studenti, la scuola italiana e i nostri giovani non riusciranno a fare quel salto di qualità che oggi è necessario.
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