La scuola rischia di attraversare, a causa della Manovra, un complicato taglio che colpirebbe circa l’8% degli istituti complessivi presenti in Italia. Tra le norme, infatti, è stato previsto il terzo ridimensionamento degli istituti scolastici degli ultimi 15 anni, che mirerebbe a ridurre in modo notevole l’organico, specialmente di alto livello, al fine di snellire il sistema, coerentemente con le richieste del Pnrr.



Così, la scuola tra l’anno prossimo e il 2026 potrebbe vedersi ridurre l’organico di circa 627 persone, tra presidi e capi segreteria, colpendo di fatto l’8% degli istituti. Una norma che è stata pesantemente criticata e che è già stata oggetto di alcune opposizioni, con il Tar della Campagna che ha bloccato il decreto, mentre quello del Lazio ha respinto le istanze presentate. Valditara, d’altronde, si è già detto pronto a impugnare la sentenza campana, spiegando che con la riforma sul ridimensionamento della scuola “non si determineranno chiusure di plessi o riduzione di servizi”.



Scuola: cosa cambierebbe con la riduzione di presidi e segretari

Insomma, non è ancora detto che la scuola effettivamente subirà il ridimensionamento previsto dalla Manovra, ma va anche sottolineato che non si tratta di una misura mai applicata prima d’ora, ed anzi era stato già il precedente governo a gettare le basi per il taglio, anche se l’attuale esecutivo l’ha ulteriormente acuito. A livello numerico, allo stato attuale, nel sistema scolastico si registrano 7.936 presidi e direttori di segreteria.

Tuttavia, seppur il numero di presidi sia rimasto piuttosto inalterato negli anni, la scuola è cambiata, specialmente dal punto di vista organizzativo, passando da una rigida organizzazione in “settori” (direzioni didattiche, scuole medie di primo e secondo grado) ad una prevalenza di “segmenti“, con istituti comprensivi del primo ciclo di istruzione e istituti secondari divisi in indirizzi. Per rimanere più al passo con i tempi, i presidi e i direttori dovrebbero diventare 7.309 entro il 2026/27. Tuttavia, a pagare un maggiore prezzo da queste riduzioni sarà la scuola del sud, che vedrà, per esempio, nella sola Basilicata una riduzione dell’organico pari al 24% (il 18,3 in Calabria, il 12,8 in Campania). Una condizione che spaventa, perché l’unico esito sarà la creazione di istituti sempre più grossi, con un gran numero di studenti, in moltissimi casi costretti ad allontanarsi anche parecchio dal proprio comune per seguire le lezioni.